MAFIA E POLITICA DIETRO L’AFFARE SIRI?
La Procura di Roma ha formalmente iscritto nel registro degli indagati, contestando il reato di corruzione, il sottosegratario di Stato per le Infrastrutture e senatore della Lega, Armando Siri. Le accuse mosse a Siri sono di aver sponsorizzato alcuni emendamenti in cambio di una mazzetta da 30 mila euro.Nel fascicolo inoltre risulterebbe che Siri abbia intrattenuto rapporti con un mediatore d’affari legato al settore dell’Energia, anche se queste accuse sono ancora da verificare. Il Faccendiere è Paolo Arata, un docente universitario di Genova che ha avuto in passato già esperienze nell’ambito politico candidandosi con Forza Italia.Su di lui i magistrati della Dia di Palermo stanno indagando, mentre gli investigatori della Dia hanno aperto un fascicolo per verificare il suo rapporto con l’imprenditore Vito Nicastri, detto il “re dell’eolico”, al momento agli arresti domiciliari poichè vicino al boss Matteo Messina Denaro. Arata era sempre alla ricerca di sostegni politici e legislativi per ottenere favori per le sue attività, particolarmente nell’ambito delle energie alternative. Il filone dell’inchiesta in merito alle sue frequentazioni romane è stato ricevuto dai Pm della capitale, inviato dai Pm siciliani. Della mazzetta da 30 mila euro Arata ne parlò con suo figlio in auto, ignorando che all’interno ci fosse una microspia per le intercettazioni.Aveva intenzione di passare o avrebbe passato la mazzetta al sottosegretario perchè bisognava inserire una norma nel decreto di programmazione finanziaria, tale da ampliare i finanziamenti destinati al settore del mini eolico si sarebbe poi retrodatata la concessione al momento della costituzione di alcune società di Nicastri. Gli intenti di Arata furono tutti messi in pratica, tranne l’inclusione della norma. Come spesso accade ci ritroviamo a dover fare i conti con una brutta realtà di corruzione un modus operandi già visto che fatica a morire. Questa ulteriore inquietante vicenda di infiltrazioni nelle istituzioni è comunque venuta alla luce grazie all’inchiesta. Armando Siri attualmente ricopre l’incarico di consigliere economico del ministro dell’interno Matteo Salvini. E’ anche il fautore della Flat Tax. Siri per una condanna di bancarotta, 4 anni fa patteggiò una condanna, ma in una puntata di Report spiegò di “non aver mai commesso bancarotta”. Arata addirittura fu uno dei sette professori che Salvini convocò per redigere il programma di Governo della Lega. I Pm romani contestano a Siri di essersi messo a disposizione in qualità di senatore e sottosegratario per favorire interessi privati, proponendo e concordando con i vertici dei ministeri (infrastrutture, sviluppo economico e ambiente), l’inserimento di norme competenti al Governo per la parte regolamentare e per quella legisativa, cioè Siri avrebbe proposto emendamenti che avrebbero favorito incentivi per il mini eolico. L’unico documento che le Procure hanno reso noto agli indagati, al momento è il Decreto di perquisizione di uffici e aziende in cui si trova una sintetica illustrazione delle risultanze dei due filoni d’indagini: per corruzione a Roma. Per corruzione mafia e intestazione fittizia di beni a Palermo. Per la Procura di Palermo le indagini hanno evidenziato il collegamento tra Arata ed alcuni esponenti della Lega, specialmente con il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, che Arata spingeva per una modifica regolamentare per gli incentivi al mini eolico. Siri respinge le accuse e risponde di essere tranquillo aggiungendo di non sapere di cosa si tratti. Nella sua replica dice: “siamo alla follia…”. Questa inchiesta è un mezzo terremoto che investe tutta la Sicilia delle istituzioni. Anche Francesco, il figlio di Arata è indagato.Si era trasferito in Sicilia per occuparsi dei rapporti con la famiglia Nicastri, questi tenuti in particolare con Manlio, il figlio di Siri, anche lui indagato per il reato di intestazione fittizia.Invece l’ex dirigente dell’assessorato Energia, Alberto Tinnirello risulta indagato per corruzione. Tinnirello ultimamente aveva ricevuto la nomina di Capo del Genio civile di Palermo. Anche Paolo Causarano, suo ex collega di assessorato, è accusato di corruzione. Su entrambi pende l’accusa di aver ricevuto delle mazzette affinchè si occupassero delle pratiche che interessavano Arata. Contestazione per un’altra mazzetta destinata a un funzionario comunale di Calatafimi (Tp) Angelo Giuseppe Mistretta, altro personaggio che si occupava delle istruttorie per il VIA (valutazione d’impatto ambientale) degli impianti eolici di Arata-Nicastri. Non si conosce l’importo della mazzetta a Tinnirello, è invece di 11 mila euro quella per Causarano ricevuta grazie a degli incarichi di consulenza professionale assegnati al figlio, Mistretta parrebbe invece aver incassato 115 mila euro. Una vicenda dalle molteplici trame. La Procura di Palermo in merito al Decreto di perquisizione, accusa:” è emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’Assessorato all’Energia, tra tutti l’assessore Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Miccichè (presidente dell’Assemblea regionale), a sua volta contattato da Alberto dell’Utri (fratello di Marcello, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa)”. Quando poi l’assessorato diveniva quello al territorio e Ambiente, per la verifica di assoggettabilità del progetto alla VIA, Arata riusciva a interfacciarsi con l’assessore Cordaro e tramite lui, con gli uffici amministrativi dello stesso assessorato, dopo che Calogero Mannino aveva mediato per lui. Tutto questo è descritto nel fascicolo dei Pm. Tutto girava intorno a Paolo Arata. Un uomo che grazie alle relazioni politiche importanti aveva costruito il suo potere. Questa vicenda sta provocando una diatriba tra il Movimento e La lega. Di Maio ha paventato l’opportunità che Siri si dimetta augurandogli di risultare innocente e con l’intendimento di riaccoglierlo nel Governo quando la sua posizione sarà chiarita. Matteo Salvini conferma la fiducia nel proprio consigliere economico e ammonisce i 5 Stelle che si è colpevoli solo dopo aver superato i 3 gradi di giudizio. Ovviamente il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha disposto il ritiro delle deleghe. il ministro Giulia Bongiorno ha sottolineato: “il giustizialismo a intermittenza con il quale vengono valutate le diverse vicende giudiziarie asseconda dell’appartenenza a uno schieramento politico”. Tra le varie situazioni che pongono i due schieramenti di Governo su due piani diversi, questo potrebbe far riafforare vecchie ruggini e posizioni antitetiche.
