E L’EVASIONE FISCALE È SPARITA DALL’ AGENDA POLITICA
Oggi, in un bar dove non mi avevano mai visto, in centro a Torino, un caffè, un euro, do l’euro, mi guarda, grazie e arrivederci, attendo, grazie e arrivederci.Lo scontrino?Cos’è mai lo scontrino?Qualche settimana fa, l’ennesimo professionista, mai visto pure quello: Centoventi con fattura, ottanta senza.Tempo prima, ferramenta, ore 18.57, scontrino fiscale numero 1.1?! Alle sette di sera, e solo perché te lo chiedo?Attenzione: non è un discorso personale, non è un discorso morale: è un discorso politico. L’evasione fiscale non soltanto non è una priorità ma è scomparsa dalle agende politiche. Una volta era in prima pagina, è stato preso per il culo Padoa Schioppa (che disse: «Le tasse sono una cosa bellissima». Sì: le tasse aggiustano le disuguaglianze, fanno giustizia sociale, con le tasse si pagano gli ospedali, i servizi sociali, le strade, i campi da calcio di provincia, le palestre: le tasse davvero sono una cosa bellissima), è scivolata nei trafiletti, fino a sparire.Dell’evasione fiscale non parla il governo, non parla l’opposizione, l’evasione fiscale è, questa sì, l’autobiografia di una nazione; come la vittoria ai campionati del mondo, come Alberto Tomba, mette tutti d’accordo.Così, tanto perché *dove prendiamo le risorse*, ecco: magari tornassimo almeno a parlarne. E il tipo in centro che fa i caffè avesse almeno una sensazione di vaga apprensione, non conoscendomi, che possa essere un finanziere, e non la sfrontatezza degli impuniti.
