ORDINE E DISCIPLINA, LA RETORICA DI SALVINI PASSA DAI GREMBIULI
Nel marzo del 2018, Matteo Salvini se la prese, sui social network, con un asilo di Torino, reo di aver avuto l’idea di abolire quei grembiulini rosa e azzurri che di solito vengono usati per differenziare le bambine dai bambini. Ai tempi, ovviamente, il motivo dell’indignazione del leader leghista era più che altro legato a questioni inerenti alla sfera della sessualità (del resto lo sanno tutti: se tu, bambino maschio, indossi un indumento rosa, il demone gender si impossessa di te e finisce che da grande diventi Platinette), in questi giorni, però, il ministro dell’interno è tornato a bomba a occuparsi di grembiuli. Evidentemente è un argomento che gli sta davvero molto a cuore. Questo perché, a suo dire, i suddetti grembiuli servirebbero a mettere sullo stesso piano il bambino che indossa la costosissima felpa alla moda e quello che non può permettersi di vestire in maniera particolarmente ricercata (poi, en passant, ha anche aggiunto che “un paese migliore si costruisce anche con ordine e disciplina”, per non deludere troppo il suo fan club col fez). Ed è abbastanza curioso che una tale preoccupazione nei confronti della sensibilità infantile non gli sia venuto in mente prima, quando la sindaca leghista di Lodi decise di richiedere ai figli degli immigrati dei documenti aggiuntivi che non potevano produrre, con il risultato di impedire a decine di bambini l’accesso alla mensa scolastica. Io, personalmente, non ho nulla contro i grembiuli, anche se non credo che servano a “parificare” niente e nessuno (sarebbe bello se si potessero annullare le differenze di classe mettendo e togliendo un grembiule ai bambini). Mi limito solo a far presente che, in passato, quando si discuteva di argomenti non graditi all’attuale destra di governo, come ad esempio lo ius soli, l’obiezione era sempre la stessa: “In Italia vivono 5 milioni di poveri, ci sono altre priorità”. Evidentemente, da quando il governo ha “abolito la povertà” per decreto, la priorità non è diventata “l’istruzione” (che, anzi, resta sempre una delle ultime preoccupazioni di un paese che, dei “professoroni” ha fatto un nemico giurato), ma le divise scolastiche.O forse si sono accorti che quei 5 milioni di poveri sono ancora tutti lì, quindi hanno brillantemente pensato che, se proprio non si riesce ad abolire la povertà, allora forse è meglio nasconderla sotto un grembiulino. Azzurro per i maschi e rosa per le femmine, ovviamente.
