RINO GAETANO, UN FOLLETTO SEMPRE PIU’ BLU

Il percorso artistico di Rino Gaetano attraverso le sue canzoni mostra come prevalgano nel suo mondo metafore e allegorie in una gioiosa, graffiante, irridente confusione di inventiva e di sana follia liberatoria. Il suo linguaggio, apparentemente incomprensibile e birichino, lo fa assomigliare ad un novello Lucignolo che non si pone alcun margine, ma cerca il divertimento e la liberazione attraverso l’accumulo di materiali verbali e musicali. E ben lo sanno i giovani che vent’anni dopo la sua morte, scoprendolo o riscoprendolo, hanno decretato a Rino Gaetano un successo che lo ha riportato in testa alla hit parade. Rino si è affermato postumo, come è avvenuto per altri artisti, forse perché quando era in vita i tempi non erano maturi per le sue proposte. Il che significa che lui era più avanti del proprio tempo, ed è anche per questo che è tornato, oggi, a destare molto interesse. Rino si rivela un cantautore atipico, che non racconta una storia ma mette in musica una serie di pungenti flash sulla realtà del nostro paese: l’inventiva di Rino poteva nascere dal dettaglio di una storia, da un nome, da un mito, da un modo di dire e cantava con una voce che non faceva nulla per essere gradevole, che non era adatta ad essere ascoltata in sottofondo, come si fa nei ristoranti o durante le conversazioni che avvengono in famiglia. Una voce che somigliava a quelle che si possono ascoltare al mercato ittico di Crotone – il suo paese – durante le contrattazioni per il prezzo del pesce. Quando i genitori si trasferiscono a Roma, per un lavoro da portinai, il giovanissimo Rino Gaetano si trova ad abitare al numero 53 di via Nomentana, vicino a Montesacro, nell’appartamento del portinaio ricavato dalle cantine. Dalle finestre, Rino non vede il cielo sempre più blu, ma solo i piedi dei pochi passanti in una strada secondaria. Qui ci sono i primi tentativi di scrittura e sono canzoni che sembrano seguire l’onda lunga della contestazione giovanile e di quei cantanti che ha conosciuto al Folk studio – come De Gregori o Guccini – ma che poi volgeranno rapidamente all’ironia, allo sberleffo, al surreale. Per Rino arriverà presto il successo, anche se non raggiunge il pubblico di tutte le età, che storce la bocca di fronte a questo folletto che sembra aver bandito l’amore dalle proprie canzoni in favore di una denuncia sociale che travolge tutto e tutti . Lui lo fa con quella sua faccia da ragazzo dispettoso, senza mettersi in cattedra, senza animosità di parte e questo lo aiuta a superare parecchi ostacoli. Per esempio, quelli della censura televisiva, che sembra improvvisamente non esistere più. Negli archivi della RAI è infatti possibile ritrovare le canzoni di Rino eseguite in più versioni e in momenti diversi e, a quanto pare, senza la soppressione di strofe o cambi di parole. Alla sua morte, in quel tragico incidente stradale del 2 giugno del 1981, fu inevitabile il richiamo a Fred Buscaglione. Rino Gaetano se ne andò, di notte, ma ci ha lasciato ben vive le sue canzoni.