QUEL GABBIANO NON ERA LÌ PER FAME MA PER VOLARE SULLE MISERIE DEL MONDO
Su quel terrazzo, su quel tetto, guardava e commentava. Poco gli importava del mondo giù in basso se non farne propellente per il proprio ego.A lui corso via da quell’incontro dove i numeri erano contrari proprio non importava niente di tutto quel formicolio giù in basso.Quegli indisponenti lo avevano impermalositoGuardava, più in alto di lui, quel gabbiano che lo disturbava che gli toglieva spazio, pensando alla sua fame, alla sua voglia di rovistare fra i rifiuti.Si, pensava che quel gabbiano poteva aiutarlo a placare la solitudine e la rabbia del momento.Ne avrebbe sfruttato l’istante per volgerlo a suo favore. Forse, però, se avesse frugato, nei ricordi, in qualche angolo della mente avrebbe trovato la vera ragione per la quale il gabbiano era lì a volteggiare sopra di lui: “Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.” Si, librarsi sulle miserie del mondo.
