SCUSATE SE NON VI PARLO DI GOLUNOV, IN TURCHIA È PEGGIO
I media europei hanno dato giustamente molto spazio al giornalista d’inchiesta russo Ivan Golunov che le autorità hanno arrestato e tentato di incastrare con la falsa accusa di spaccio di stupefacenti. . Assai interessante la reazione di tre giornali russi che hanno portato in prima pagina la loro solidarietà al collega: la Russia ha dimostrato comunque di avere delle forze di opinione capaci di reagire.Ai giornalisti turchi in carcere, circa 150, la stampa occidentale non dedica però la stessa attenzione. Eppure la Turchia di Erdogan ha avviato la procedura di adesione all’Unione europea _ anche se si trova a un punto morto _ e la stessa Unione paga ad Ankara 6 miliardi di euro per tenersi in casa tre milioni di profughi siriani e bloccare le rotte dei migranti. Forse sarà per questo motivo che qui non si sentono molte voci a difesa della della stampa turca, imbavagliata e intimorita da un sistema giudiziario che non esita a mettere i giornalisti dietro le sbarre con condanne durissime.La Turchia tra l’altro, a differenza della Russia, è un membro storico dell’Alleanza Atlantica, ovvero dovrebbe condividere almeno alcuni dei princìpi che uniscono gli stati della Nato. Per la verità questo non accade per niente. Le ultime elezioni municipali di Istanbul sono state annullate proprio perché aveva vinto un esponente dell’opposizione. Non solo: la Turchia sta acquistando i missili S-400 dalla Russia e gli Usa hanno dovuto sospendere la fornitura dei nuovi e costosi caccia F-35, decisione che quasi sicuramente ricadrà anche sull’Italia che si era impegnata ad acquistarne un certo numero.Ebbene sulla sorte dei giornalisti in questa Turchia così vicina e allo stesso tempo così lontana dall’Unione si vede ben poca mobilitazione. Nessuno o quasi parla per esempio del giornalista e scrittore Ahmet Altan, 69 anni, di cui l’”Internazionale” qualche tempo fa ha pubblicato estratti del suo ultimo libro dal carcere “Non rivedrò più il mondo” (Solferino). Altan, arrestato nel 2016, è stato condannato in appello all’ergastolo con altri sei giornalisti tra cui il fratello Mehmet. L’accusa è di aver tentato di rovesciare l’ordine costituzionale e di avere legami con l’organizzazione gulenista Fetö, che Ankara ritiene responsabile del fallito golpe del 15 luglio 2016.Non ve la faccio troppo lunga. Ahmet Altan il giorno seguente il colpo di stato si trovava con me a Istanbul: un paio di giorni dopo pubblicai la sua intervista sul Sole 24 Ore. E’ difficile che un golpista se ne stia tranquillamente a parlare con la stampa. Era stata una conversazione come ne avevo avute altre con lui negli anni: Ahmet non è soltanto uno scrittore _ suo il romanzo più venduto nella Turchia contemporanea _ ma anche un giornalista di primo piano, direttore di Taraf, editorialista di Hurriyet, sempre impegnato a decifrare l’attualità e la storia della Turchia. Il padre, Cetik, è stato un famoso giornalista e deputato socialista che fu arrestato e picchiato dai militari, lui stesso era stato messo processo per i suoi racconti a sfondo politico: uno è rimasto negli annali, si intitolava “Atakurd” e immaginava che il padre della patria, Mustafa Kemal, fosse nato a Diyarbakir, nel cuore del Kurdistan.“Dovunque mi rinchiudiate, io viaggerò per il mondo sulle ali infinite della mia mente”, leggo nel suo ultimo libro dal carcere. E scusate se questa volta non vi parlo di Golunov.
