CHI VUOLE AFFONDARE SCHENGEN
AVRAMOPULOS.Il commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopulos ha di recente rilasciato una dichiarazione che non può passare inosservata: “se Schengen muore, sarà l’inizio della fine dell’Europa”. La prima cosa da comprendere è ovviamente che cosa sia nello specifico Schengen dopo di che viene spontaneo domandarsi per quale ragione il commissario abbia “suonato l’allarme”. SCHENGEN.Nel 1985 a Schengen, località del Lussemburgo, è stato posto in essere un accordo al quale nel tempo hanno progressivamente aderito vari paesi europei, i primi firmatari furono Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo (i paesi aderenti all’accordo economico Benelux), Germania e Francia; l’Italia ha aderito nel 1990 (rendendo operativo l’accordo nel 1997), tutti i paesi dell’Unione hanno aderito con l’esclusione di Regno Unito (ora paese extra UE) e Irlanda, vi sono poi Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria che hanno aderito alla convenzione ma non l’hanno resa ancora operativa, aderiscono infine anche alcuni stati extra UE. Schengen è stato salutato ai tempi come un passo fondamentale versa una sempre più stretta coesione europea, esso infatti costituisce uno spazio, una zona di libera circolazione di persone e di merci priva di controlli alle frontiere, naturalmente salvo casi eccezionali. Specularmente alla cessazione dei controlli intra UE si rafforzano i controlli extra UE, si ha una maggiore collaborazione tra le forze di polizia dei vari paesi aderenti con anche maggiore condivisione dei dati in merito a terrorismo e criminalità. Resta la possibilità per i singoli stati di fare eccezione alla regola riguardo ai controlli di confine solo in maniera temporanea: non più di sei mesi ed in questi frangenti la decisione va semplicemente comunicata alla UE, tutto ciò può avvenire nei casi di “minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna” o nei casi di “gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne”. ECCEZIONI E VIOLAZIONI.Di sospensioni nel tempo ce ne sono state, il paese che forse “ha eccepito” in maniera meno “invasiva” è proprio il nostro, l’Italia ha temporaneamente sospeso Schengen in occasione del G8 di Genova (tristemente noto), del G8 dell’Aquila (altra occasione non propriamente “festaiola”) e del G7 ultimo scorso di Bari e Taormina. Vari paesi hanno sospeso in più occasioni e per motivi differenti il libero spazio di Schengen (va detto anche che le nuove destre xenofobe europee hanno soffiato sul fuoco del pericolo immigrazione in maniera efficace): l’Austria (con la motivazione dell’allarme terrorismo e immigrazione, aggiungiamo noi anche per via “delle varie strategie pre elettorali”), la Danimarca, la Francia in varie occasioni anche legate alle stragi rivendicate dall’Isis, la Germania con la motivazione dell’eccessiva immigrazione ecc… Ricordiamo anche una palese, macroscopica e “materica” violazione: il muro che Orban (il premier ungherese, ricordiamo pure che si tratterebbe del premier di un paese democratico all’interno della democratica Europa) ha voluto erigere tra Ungheria e Croazia (sempre con il leit motiv dell’immigrazione) in barba alle regole UE; la UE che non ha proceduto all’espulsione del paese stesso. L’ALLARME.Le parole di Avramopulos con cui abbiamo iniziato nascono da una precisa situazione legata alle pressioni di alcune cancellerie europee. Germania, Francia, Danimarca, Norvegia e Austria hanno proposto una revisione del trattato di Schengen e…cancellerie domandano: commissione risponde. La Commissione Europea, con lo scopo di salvare un pilastro comunitario messo in discussione si è attivata per realizzare norme più “lasche”; emendando l’emendabile intende concedere l’estensione della sospensione del trattato per un periodo superiore a sei mesi ed equivalente ad un anno con la possibilità di aggiungerne altri due per motivi che investono l’ordine e la sicurezza del paese. LA PROPOSTA GENTILONI.Di rimando alla richiesta delle varie cancellerie europee interessate ad una modifica di alcuni parametri del trattato di Schengen il nostro Presidente del Consiglio Gentiloni ha fatto la proposta di comune buonsenso (avanzata da anni e per l’ennesima volta ripresa) di rivedere gli accordi di Dublino, proposta che naturalmente rappresenta uno dei nodi gordiani mai sciolti e che difficilmente troverà veri ascoltatori interessati; i leader europei si sono sempre fermati all’elogio dell’Italia per il suo grande sforzo nei confronti dell’emergenza migranti salvo poi tapparsi le orecchie e cantare a gran voce un motivetto di fronte alla richiesta di revisione dell’accordo di Dublino…il nostro premier ha specificato anche come intervenire su Schengen senza toccare Dublino non rappresenterebbe una risposta congrua. GLI ACCORDI DI DUBLINO.La convenzione firmata in Irlanda, il 15 giugno 1990 a Dublino, (in un’epoca lontana “ere geologiche” rispetto ai movimenti attuali di popoli) si occupa di determinare quale sia lo stato competente a valutare una domanda di asilo o a riconoscere lo status di rifugiato e recita così “Lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo sarà lo Stato in cui il richiedente ha fatto il proprio ingresso nell’Unione Europea”. Breve ripasso di geografia: l’Italia vanta tre confini sul mare ed è vicina all’Africa… CHI VUOLE AFFONDARE SCHENGEN.Sarebbe semplice rispondere alla domanda “chi vuole affondare Schengen?” riproponendo l’elenco delle cancellerie che hanno “commissionato” alla commissione (e forse commissariato la stessa) una modifica delle regole. Tutto ciò però obbedirebbe ad una visione un po’ riduttiva della realtà . Ci sono motivazioni che hanno radici ben più lontane. Un personaggio che probabilmente non ha dedicato tutto il corso della propria vita da adulto allo studio approfondito della storia geopolitica europea e che altrettanto probabilmente ha di più pensato a delineare e tutelare il proprio “particulare”, Silvio Berlusconi, anni fa riferendosi alla parte di Unione Europea appartenente alla zona euro ebbe però a dire: “è stata fatta la moneta ma non lo stato”. Lasciando perdere, una volta almeno, la questione euro, l’affermazione comunque (al di là di ogni altra valutazione sull’autore della stessa) appare più che condivisibile perché trascina con sé secoli di storia. A dodici anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale paesi che per secoli, con fortune alterne, si erano distinti come nemici l’uno dell’altro, hanno tracciato le prime bozze d’intesa per creare una collaborazione, questa collaborazione era prettamente economica, la comunità stessa portava per nome “Comunità Economica Europea”, la tragedia della guerra era alle spalle, certo si potevano vantare tante radici comuni (tralasciando la polemica religiosa su quelle cristiane) ma ciò che spinse i paesi fu la “pecunia” e la paura di essere schiacciati come moscerini da colossi come USA e URSS in primis. La storia, spesso si dice, viene insegnata per non ripetere i medesimi errori, se fosse solo questa la funzione della disciplina forse si potrebbe cassarla visto quanto accade da sempre nel mondo; la storia però serve anche per comprendere le origini di qualsivoglia nuova fondazione giuridico-economica e politica. Il castello europeo è stato eretto da Montecchi e Capuleti in un matrimonio che funziona sino a quando il vento non scuote le mura mettendo in luce il volto più teso e forse più vero dei protagonisti. Esercitiamoci mentalmente nel gioco della logica senza giungere per scaramanzia esplicitamente alle ovvie conclusioni; facciamolo adoperando le parole di Avramopulos per poi aggiungere quanto si evince osservando le azioni degli attori in campo: se Schengen muore sarà l’inizio della fine dell’Europa. A prendere a sberle Schengen è l’Europa.
