ADDIO A MORDILLO, IL FUMETTISTA CHE AMAVA BUSTER KEATON

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE A BUENOS AIRES Surreale, strampalato, stralunato. Guillermo Mordillo, illustratore, fumettista e cartoonist argentino, è morto domenica scorsa, a 86 anni, nella sua casa a Palma di Mallorca, dove aveva scelto di vivere e lavorare.“Il mastro non c’è più”, annuncia la sua pagina fan in Facebook (nella foto sopra).Meno politico di Quino (con il quale condivideva la fama internazionale), meno graffiante di Fontanarrosa, meno raffinato di Liniers: Mordillo riusciva a essere chirurgico quando si trattava di evidenziare e ridicolizzare il lato assurdo delnostro rapporto con il mondo e le istituzioni.Mordillo è stato un compagno di scuola per le generazioni nate negli anni ’70, che sceglievano diari e quaderni con le sue copertine: illustrazioni a colori, affollate di personaggi pingui, dal nasone rotondo, gli occhi strabuzzati e l’aria inespressiva e vagamente persa. Tanto da essere stati paragonati a tanti piccoli Buster Keaton, l’attore “faccia di gomma”, icona del cinema muto, molto amato dal fumettistaDisegni di una malinconia ribelle con una coda di speranza. L’obiettivo di Mordillo, sosteneva lui stesso, era alimentare con il suo lavoro “la speranza di essere felici almeno qualche volta. Faccio umorismo per non piangere”.Nato nel 1932 a Villa Pueyrredón, storico quartiere residenziale della classe media di Buenos Aires, Mordillo lascia l’Argentina appena ventenne e si sposta in Perù, dove lavora nel campo dell’editoria per ragazzi. Ma il grande passo è il trasferimento a New York, dove si dedica alla pubblicità e al cinema, collaborando a cartoni animati della Paramount come “Braccio di ferro”.Negli anni ’60 è a Parigi, lavora per la rivista Paris Match e diventa famoso in tutto il mondo per le sue tavole umoristiche – spesso legate allo sport o agli animali – stampate su puzzle, magliette, poster. E da lì inizia il suo successo mondiale. È stato amatissimo in Cina, malgrado le sue simpatie non proprio comuniste e la satira che trasudava da certe sue vignette. Nemmeno un mese fa è stato l’ospite speciale di una mostra sull’illustrazione contemporanea ai Musei di Nervi (Genova,in alto la locandina) e nella sua carriera ha vinto molti premi tra cui il Phoenix Prize of Humor, Yellow Kid Award, Nakanoki Prize e Cartoonist of the ear.La città di Buenos Aires gli aveva dedicato una statua della “Jirafa” (giraffa,qui sotto) nel Paseo de la Historieta, un museo all’aria aperta nello storico quartiere di San Telmo, un itinerario tra le sculture che rappresentano i più importanti vignettisti argentini.