PROCEDURA UE, CON QUELLO ZEROVIRGOLA CHE BALLA, PROVIAMO A SALVARE I CONTI E LA FACCIA
La Commissione Ue potrebbe avviarsi a chiudere il negoziato con l’Italia sui conti. Il “pacchetto” presentato ieri dal Governo italiano potrebbe favorire la trattativa, indirizzandola verso un chiusura positiva. Parole definitive potrebbero arrivare dai capi di gabinetto dei commissari europei e dal Collegio si terrà oggi alle 12.30 a Bruxelles. I commissari discuteranno dei conti italiani a partire da una situazione corretta per il 2019, anche se – a quanto si apprende – mancano ancora rassicurazioni sul 2020. “Abbiamo mandato i documenti, domani si riuniranno”.aveva detto il ministro dell’economia Giovanni Tria, ieri, rispondendo ad una domanda sulla possibile procedura d’infrazione contro l’Italia. “Sull’orientamento di Bruxelles non mi esprimo, conosco i nostri dati e sono buoni, dovremo avere un riscontro buono”, aveva aggiunto. Dunque un clima della vigilia positivo che lascerebbe ben sperare. Giovanni Tria aveva snocciolato i numeri della correzione lacrime e sangue: 7,6 miliardi. Numeri che parlerebbero di soldi per il ridimensionamento del reddito di cittadinanza e della quota 100. Alo stesso tempo era trascorsa con un Di Maio occupato in video su Facebook a sparare a zero su Autostrade mentre la Lega di Salvini era impegnata a sparare come al solito sulla capitana di SeaWatch. Non solo, Salvini aveva anche dichiarato all’Adnkronos: “Mi attacca su Autostrade e poi diserta il Cdm”. Un nervosismo, una tensione palpabile appena mascherata da una possibile vittoria su un assestamento di bilancio che certifica l’arrendersi all’Europa. Ed evitare la procedura d’informazione avrebbe un costo salato.Lomavrebbe evidenziato per parte sua anche Mattarella.Il capo dello Stato avrebbe detto che “non c’è ragione per aprire la procedura”, ma al netto degli impegni presi. Soprattutto perché anche nei numeri preparati dalla Ragioneria generale dello Stato per l’assestamento di bilancio si comprenderebbe chiaramente il percorso che ha sempre caratterizzato il governo di Lega e 5 stelle sui conti: sparare alto e poi subito dopo ridimensionarsi per evitare di essere sanzionati dall’Europa. Uno sparlare, un gridare contro le regole europee ma poi a quelle stesse regole ma poi nel momento cruciale ci si adeguerebbe all’approssimarsi del pericolo. Era successo a dicembre, succede oggi. Tornerebbe alla mente il lontano 27 settembre dell’anno scorso quando Di Maio si era affacciato dal terrazzini di palazzo Chigi per festeggiare il deficit portato al 2,4 per cento ma poi a dicembre il deficit era stato risistemato al 2,04%, proprio come aveva chiesto da Bruxelles. Arano passati altri quattro mesi ed ecco che ad aprile con il Documento di economia e finanza: riportava il deficit al 2,4 per cento. E rieccoci ai primi di luglio, che il deficit ritorna al 2,04%, lo stesso identico valore di dicembre. In fondo lo stesso zerovirgola che appare e scompare per accentare tutti e far finta che tutto va bene.
