QUANDO LO SCOOP È FIGLIO DI N.N.

QUANDO LO SCOOP È FIGLIO DI N.N.

– Trovo giusto che le opposizioni chiedano a Salvini di spiegare perché un personaggio a lui vicino vada a Mosca a parlare di milioni da versare alla Lega Nord. E doveroso che Salvini spieghi. Da giornalista, però, dico anche che mi piacerebbe sapere da dove escono i nastri usati da Buzzfeed. Chi glieli ha dati? Il sospetto che siano il frutto di qualche porcheria da servizi segreti o da circoli politico-criminali, e che il giornalista si sia prestato più o meno consciamente a tale porcheria, è troppo forte per essere ignorato. Aggiungo che il giornalismo basato su piccole operazioni delinquenziali non mi esalta. Le rivelazioni dei Panama Papers furono rese possibili da un furto di dati ai danni dello studio Mossack-Fonseca. Chi ruba di solito va in galera, quelli invece furono probabilmente premiati dai quattrini del consorzio giornalistico che fece lo scoop. In più, le rivelazioni avevano un tono insopportabilmente moralistico e facevano di ogni erba un fascio, perché avere una società off-shore comunque non equivale a violare la legge. Stesso discorso per la recita organizzata (anche in questo caso non si sa da chi) per fregare il vice-cancelliere austriaco Strache e farlo straparlare di contratti e miliardi con la finta figlia di un inesistente oligarca russo. Una trappola che implicava pianificazione, investimenti e menzogne, un altro “scoop” di cui la stampa (in quel caso tedesca) dovrebbe vergognarsi, non gioire. Il fatto che Salvini debba spiegare, che Strache fosse un gran coglione e che qualcuno dei Vip dei Panama Papers dovesse vergognarsi non cambia il ragionamento. Almeno secondo me.