ROMA DISTRATTA E FORTUNATA. FINISCE 1 A 1 IL DERBY DELLA CAPITALE
Riparte la stagione della Roma e un dato è subito evidente: puoi cambiare l’uomo in panchina in un attimo, ma togliere dal dna della squadra questo essere la solita Roma-Penelope necessiterà di tanta fatica, sudore e lavoro. Come al solito la Roma inizia a tessere le sua tela fatta di possesso palla, parecchia fortuna e il rigore di Kolarov che la porta in vantaggio, per poi puntualmente disfare tutto e regalare all’avversario il pur meritato pareggio. Come di consueto la Roma deve giocare contro l’avversario ma anche contro sé stessa. Sono almeno quattro gli strafalcioni con cui i giallorossi mettono praticamente in porta gli attaccanti della Lazio: un passaggio elementare sbagliato da Pau Lopez, due errori banali di Fazio, il sonno di Kolarov che si fa rubare il pallone in occasione del pareggio biancoceleste. Errori di disattenzione, distrazione, presunzione, che una squadra come la Roma in questo momento della sua storia non può permettersi, e dai quali oggi viene salvata praticamente solo dalla fortuna in quattro nitide occasioni per la Lazio che si stampano sul palo. La stracittadina alla seconda giornata, snodo già cruciale per la stagione giallorossa, svela per le due romane quello che sapevamo già: c’è una squadra, la Lazio, più consapevole e più pronta, e un’altra, la Roma, che mostra buone potenzialità ma anche di essere quel perenne cantiere aperto che si smonta e riparte di continuo e non trova mai stabilità e definizione. L’insicurezza della squadra giallorossa emerge soprattutto nel primo quarto d’ora, quando i calciatori della Roma scendono in campo provando a eseguire i dettami tattici di Fonseca: tanto pressing, squadra altissima, possesso palla e continue giocate propositive in verticale. Il problema, serissimo e che il tecnico portoghese dovrà risolvere quanto prima, è la mancanza di qualità nelle giocate e l’insicurezza soprattutto in fase di impostazione dalla difesa, che regala alla Lazio tante occasioni pericolose. Fa ben sperare quello che succede dopo l’iniziale sbandamento, soprattutto dopo il vantaggio su rigore di Kolarov. È proprio il terzino serbo ad andare a parlare col suo allenatore spiegandogli che la Lazio arriva sempre a essere pericolosa perché crea continuamente superiorità numerica a centrocampo mentre attacca. Fonseca dimostra in questa occasione di essere attento all’ascolto della realtà e della situazione di gioco, e non fissato dogmaticamente solo sulla sua idea di calcio, così chiede a Zaniolo di staccarsi in fase difensiva e di unirsi ai due mediani bassi, e ai due trequartisti esterni, Kluivert e Under, di andare a dare copertura ai terzini. La Roma smette di difendersi con soltanto la linea dei due centrali e i due mediani bassi, e in fase di non possesso passa a un più sicuro 4-4-2, abbassando inoltre, con intelligenza, il ritmo del possesso palla, giocato con più prudenza in orizzontale e non sempre, come succedeva con Di Francesco, cercando la giocata in verticale. Questa scelta è sintomo di realismo, pragmatismo, ed evita che i calciatori della Roma si stanchino e perdano lucidità, come accadeva puntualmente durante la passata stagione. Sarà lunga, lunghissima per la Roma. La squadra si porta dietro i soliti annosi problemi strutturali di disattenzione e di mancanza di qualità nelle scelte e nelle giocate, che saltano all’occhio quando si incontrano avversari preparati e tosti come la Lazio. Il mercato in entrata e uscita, che probabilmente si completerà con l’addio di Schick e l’arrivo di Kalinic e un esterno offensivo, oltre all’inserimento in squadra del nuovo arrivo Smalling in difesa, forse potranno puntellare qualche falla, ma sono evidenti le lacune gravi create da troppe scelte sbagliate durante la gestione Monchi e ci vorrà, come ha lasciato intendere anche il ds Gianluca Petrachi, tempo per poter pensare di ripartire dopo l’ennesima rifondazione. Una buona prova di Kluivert, un grande Zaniolo, il solito fondamentale Dzeko, un Pau Lopez tutto sommato sicuro, sono alcuni dei timidi segnali positivi emersi per una squadra che dalle sue poche certezze comunque deve ripartire e costruire, per riuscire a disputare una stagione che la riporti in Champions League.
