QUAL È IL PREZZO DEL NUOVO GOVERNO?
Premessa: Salvini non è più ministro ed è una splendida notizia. Fine della premessa.Ma alla fine di questa poco edificante vicenda politica estiva, mi domando solo quale sarà il prezzo da pagare in termini di credibilità della politica – o forse dovrei dire della democrazia.Salvini, un uomo patetico e pericoloso oggi abbiamo compreso anche per se stesso, ormai riesce a dire due o tre cose opposte nell’arco di una sola frase, né si preoccupa più di sembrare per questo mentalmente labile; Di Maio e i 5 Stelle sono dei recordman in fatto di promesse ritrattate, impegni disattesi, battaglie abbandonate; il Pd non è da meno e quelli che ieri erano sprezzantemente chiamati «cialtroni» oggi sono diventati alleati di governo.Fosse una commedia sarebbe anche divertente, tra colpi di scena, tradimenti, inimicizie, amori finiti, altri rinati, colpi bassi, accuse, controaccuse e così via. Solo che non dovrebbe essere uno spettacolo ma qualcosa di molto più serio che riguarda le vite di tutti.Sono finite le ideologie, sì, abbiamo capito. Ma allora cosa rimane? Lo show senza esclusione di colpi? Sempre più elettrico, che ti tiene incollato allo schermo, un clic per mettere un cuore ad un tweet o per votare un accordo di governo, quando poi invece questa specie di serie di Netflix ti lascia vuoto, solo, perché non puoi più davvero fidarti di lei, cioè della politica?Se tutti sappiamo che i partecipanti allo spettacolo possono raccontarti tutto e il contrario di tutto a seconda della convenienza del momento, della politica cosa ne sarà?Il prezzo – io credo – sarà un dibattito sempre più inquinato, ancora più di oggi, dal fetore asfissiante di propagande contrapposte. Tifosi sfegatati contro tifosi sfegatati, irrazionali e puerili. Allo stesso tempo sempre più persone invece cambieranno canale, sfiduciate, pensando che la-politica-fa-schifo. O che non è cosa per loro. La politica sequestrata, in mano a pochi abili guitti; la politica privatizzata, dove trovano spazio solo ultras e signorsì.Sono felice che Salvini non sia più ministro, ovvio. Ma tecnicamente ora c’è di nuovo la “sinistra” al governo e mi rendo conto che non provo un minimo senso di appartenenza, nessun coinvolgimento emotivo; qualcuno sa dirci dove stiamo andando, perché, come siamo arrivati fin qui? Andando ancor più nel piccolo, giusto per fare un esempio, Liberi e Uguali – che ho votato, anche se solo alla Camera – esiste ancora? Perché ora ha un ministero. Bene: che prospettive si dà, come formazione di politica e come azione di governo? Quali obiettivi? Oppure parliamo di un marchio elettorale che il 4 marzo ha coperto un pezzetto di settore “rosso” e oggi ha monetizzato?Da una parte vediamo la generale disinvoltura nel modificare repentinamente le analisi, dall’altra l’assenza complessiva di un coinvolgimento collettivo delle decisioni da prendere. Ci resta il sarcasmo, lo sfottò, per prendere le distanze da questa politica. Ma poi anche quello ti lascia impotente e insoddisfatto.Il prezzo da pagare – io temo – sarà altra disaffezione, quindi altro disprezzo, quindi ulteriore delegittimazione della politica. Tutti sentimenti che alla lunga portano sempre e comunque acqua al mulino di squali e masnadieri.
