PIERO SCARAMUCCI, UNA VITA DALLA PARTE GIUSTA

PIERO SCARAMUCCI, UNA VITA DALLA PARTE GIUSTA

Siccome da piccola non mi ricordavo mai se mio padre facesse ilgiornalaioo ilgiornalista, le persone che portava a casa o di cui raccontava per me erano solo nomi che con il tempo diventavano sempre più familiari. Poi, anni dopo la sua morte, quando sono diventata grande, ho capito due cose importanti: la prima è che faceva il giornalista, e la seconda è che aveva avuto la fortuna dilavorare con dei giganti. Tra questi,Piero Scaramucci,con il quale aveva iniziato la suacarriera in Rai. So per certo che l’amicizia tra Piero e mio padre era importante per entrambi. Se fosse vivo, per lui questa sarebbe una giornata molto triste, una perdita enorme Non si occupava disport, Piero, per cui credo che la loro fosseun’amiciziaun po’slegata dal mestiere. So per certo che avendo iniziato insieme, si eranoscambiati idee,progetti,pensierisu quello che avrebbero voluto fare. So anche per certo che la loro amicizia era importante per entrambi. Se fosse vivo, per mio padre questa sarebbe unagiornata molto triste, una perdita enorme. Di Piero conosco poco, ma il suo nome ha rimbalzato tra le pareti di casa milioni di volte. Poco dopo la morte di mio padre, a miamadrevenne offerto un posto in Rai. Aveva cominciato a fare l’assistente diDe Zan(ciclismo), lei che manco sapeva andare in bicicletta, ma è riuscita, in più di 20 anni, a fare non solo un’incredibile carriera, ma a crearsi uno stretto gruppo di amiciche ha frequentato anchedopo la pensione. Mia madre, come mio padre anni prima, ha sempre detto di Piero che era una bella persona, di quelle rare, una persona sempre dalla parte giusta, sia nel lavoro che poi nella politica Il suo ufficio era vicino a quello di Piero Scaramucci eMimosa Burzio,sua moglie. Si frequentavano molto soprattutto all’interno delle mura dicorso Sempione: chiacchiere in corridoio, caffè al bar, risate, ricordi. Quello che all’inizio li aveva uniti era soprattutto l’affettoche Piero aveva sempre avuto per mio papà. Mia madre, come mio padre anni prima, ha sempre detto di Piero che era unabella persona, di quellerare, una persona sempre dalla parte giusta, sia nellavoroche poi nellapolitica. Era una persona con cui si poteva parlare davvero di tutto. Una persona che si potrebbe definire, in questo clima di giornalismo vergognoso, seria. Io lo avevo incontrato una sera di tanti anni fa a casa di mia madre, quando lui e Mimosa erano venuti a cena. Ricordo soprattutto la suapresenza pacataeppureimponente. Una persona che aveva vissuto unaMilanopiena dienergiae divoglia di fare. Raccontava, raccontava diRadio Popolare, del suoimpegno politico, ma anche degli anni un po’ matti in Rai. Sarei stata ad ascoltarlo tutta la notte. Poi ho letto e riletto il libroUna vita quasi soltanto mia, che aveva scritto conLicia Pinelli. Un libro strepitoso, scritto con il cuore pieno di voglia di denunciare, ma anche di raccontare unafamiglia distrutta da un dolore incontenibile. Nel libro, Piero cita mio padre, che era andato a trovare la famiglia Pinelli per offriresolidarietà. Un cerchio ancora aperto: papà e Piero ancora una volta. Sono molto fortunata di aver incontrato, grazie ai miei genitori, delle persone davvero speciali. E di Piero Scaramucci si continuerà a parlare ancora per molto, tra le mura di casa e non solo, ne sono certa. Infine, colgo questa occasione per abbracciare forte Mimosa.