ADESSO TUTTI RINNEGANO BANDIERA ROSSA

ADESSO TUTTI RINNEGANO BANDIERA ROSSA

Sarebbe comico, se non nascondesse un enorme problema, quello del rapporto tra passato e presente, che in politica si chiamano innovazione e tradizione.Cose simili avvennero anche nel secolo scorso. Per restare a noi, l’ansia di Occhetto di cambiare nome e simbolo al Pci fu patetica. Ricordo che scrissi a caldo un pezzo polemico sull’Unione sarda che finiva con una battuta ironica: “Speriamo che ora non cambino nome pure alla Juventis”. La tesi dell’articolo era che non serve a nulla modificare simboli o nomi o inni. Serve modificare contenuti e metodi di pensiero. La modernità, nella storia dell’uomo, è un fenomeno colossale, che cambia prima di tutto le teste (i modi di produzione, le relazioni collettive, le idee, l’antropologia). Ma non cancella mai la memoria. Anzi: la riassorbe, ne fa una componente del nuovo contesto. La storia, diceva Montale, non è poi quella ruspa che si dice (cito a memoria). Solo i totalitarismi vogliono cancellare la memoria, ma non riescono mai. Ora, noi abbiamo alle spalle un secolo, il Novecento, che ci ha forgiati per come siamo oggi. In quel secolo ci sono eredità tragiche come due inutili massacri mondiali, ma anche pagine di riscatto, eticamente altissime, come furono le lotte dell’emancipazione del lavoro. Se oggi ci curano gratis anche se poveri, se non ci possono licenziare a capriccio ecc. lo dobbiamo anche a chi ha cantato quella canzone. È parte di noi. Che vale volerla cancellare? Un po’ come se ci volessimo cambiare i connotati (ahimè, lo si fa) che riflettono il nostro dna e i caratteri familiari.La memoria è ricordi, sentimento, rimpianto anche. Ma non è una palla al piede anti-cambiamento: è un fattore vivo della nostra identità. Raporesenta un deposito al quale attingere. Pare che morendo l’ultimo a venire in mente sia un ricordo dell,’infanzua.Ci serve, è parte di noi. Se non lo capiamo tagliamo le radici. E gli alberi senza radici si seccano e crollano.