L’IRONIA È UNA COSA SERIA

Non poteva esserci titolo migliore, per una mostra su Luciano Salce, a trent’anni dalla sua scomparsa. Per chi ha qualche anno di ricordi stampati addosso, Luciano Salce è stato un protagonista elegante, brillante, garbato dello spettacolo, del cinema e della televisione. Luciano Salce era uno che ha lavorato a teatro con Visconti e con Strehler, che ha fatto il servizio militare insieme a Vittorio Gassman; il regista de “Il federale”, di “La voglia matta”. E che appariva in televisione, ospite di Studio Uno, di Senza rete, portando sempre il suo humour, la sua intelligenza, il suo stile. E poi, è il regista del primo e del secondo “Fantozzi”, amico e complice di Paolo Villaggio. Mentre in televisione, alla fine degli anni ’70, in studi televisivi nei quali si poteva ancora fumare, è il padrone di casa della trasmissione “Ieri e oggi”, nella quale invitava attori, registi, protagonisti dello spettacolo, conversando con loro con una disinvoltura oggi travolta dai toni polemici e dagli scontri. A trent’anni dalla morte, una mostra su di lui si inaugura a Roma mercoledì 25 settembre a Palazzo Firenze, sede della società Dante Alighieri a Roma. La curano il figlio Emanuele Salce e Andrea Pergolari. All’esposizione, che raccoglie foto, recensioni, copioni, articoli, locandine e lettere, partecipa il Centro sperimentale con immagini dell’archivio fotografico della Cineteca nazionale. Per annunciare la mostra, dopodomani lunedì 23 alla Casa del cinema sarà proiettato, alle 17, il documentario di Emanuele Salce e Andrea Pergolari “L’uomo dalla bocca storta”, che ricostruisce la sua vita e la sua carriera. Al figlio Emanuele, attore teatrale e cinematografico, chiediamo di raccontarci il percorso che ha allestito. Emanuele, Luciano Salce è stato molte cose: attore, regista, conduttore televisivo e, per lei, padre. Quale Salce incontreremo?“Incontreremo un uomo che ha avuto tante difficoltà, e le ha sapute superare senza lamentarsi mai. Scopriremo la sua infanzia, la prigionia sotto i tedeschi – fu fatto prigioniero il giorno stesso dell’armistizio – e scopriremo molte delle sue corrispondenze, documenti in larga parte inediti”. Vedremo anche alcuni spezzoni dei suoi film, o dei suoi interventi televisivi?“Ci sarà un breve film di montaggio, in una delle stanze della mostra. Grazie a RaiTeche, ci saranno interviste inedite o quasi degli anni ’50 e’60, insieme a spezzoni poco conosciuti del suo lavoro”. Ci saranno anche performance “live”?“Sì: il 6 ottobre, in chiusura della mostra, Gianluca Guidi – altro figlio d’arte – ripercorrerà la vita di Luciano, attraverso la lettura di alcune sue lettere inedite. Quel giorno, critici come Mario Sesti e Valerio Caprara, insieme ad Andrea Pergolari che ha curato la mostra insieme a me, ripercorreranno le tappe più importanti della carriera di mio padre”. Luciano Salce era suo padre naturale. Ma Vittorio Gassman è l’uomo che poi sposò sua madre, e che vide in casa da quando aveva due anni. A chi era più legato?“Beh, da bambino vivevo una percezione diversa. Pensavo che quello alto e con i capelli neri fosse più forte, e l’altro più basso e con i capelli bianchi fosse più debole. Mi sono accorto, col tempo, di quanto fosse fragile il primo e quanto fosse forte il secondo”. Andava spesso sui set di suo padre e di Vittorio Gassman?“No, non con molta frequenza. Io pensavo che non avrei voluto fare quel mestiere, un mestiere che mi sembrava rendesse gli uomini complicati”. Lei ha una voce molto imponente, molto musicale. C’entra qualcosa Vittorio Gassman?“Beh, era impossibile non subirne l’influenza. Gassman parlava ‘alla Gassman’ anche quando diceva ‘Vammi a Prendere il Giornale!’ o ‘Fai Attenzione Alle Posate!’. Qualsiasi cosa la diceva ‘da Gassman’. Se ho una voce impostata, non è del tutto colpa mia!”. Ci sono materiali inediti nella mostra?“Ci sono le lettere che si scambiavano lui e Gassman, c’è il diario ‘teatrale’ di mio padre, ci sono alcuni copioni, e ci sono locandine di film che ci ha consegnato un collezionista. Alla fine, un mosaico che può dare un’idea, soprattutto ai giovani, di una personalità ricca, di un uomo straordinario, colto e ironico qual era mio padre”. In occasione dell’anniversario della scomparsa, la famiglia Salce ha donato alla biblioteca del Centro sperimentale di cinematografia il prezioso fondo dell’attore e regista.