LA FIORENTINA FATICA MA ALLA FINE SFONDA IL MURO DELL’UDINESE: TERZA VITTORIA DI FILA
“Devi sentire l’onda, ascoltare la sua energia, sincronizzarti e poi lasciarti andare. Non hai bisogno di vedere”, sono passati quasi trent’anni (sic!) da “Point Break”, il film di Kathryn Bigelow ambientato nel mondo del surf, ma questa frase sembra scritta ieri per la Fiorentina. E soprattutto per Vincenzo Montella. Con la geniale intuizione di qualche settimana fa (il cambio di modulo e la costruzione della coppia di attacco atipica Ribery-Chiesa) l’allenatore della Fiorentina sembra proprio aver “sentito l’onda” ed essersi sincronizzato ad essa. Anche quando, come oggi con l’Udinese, oltre la metà del secondo tempo il pubblico lo implorava di provare a mettere un centravanti. E invece niente, Montella ha tenuto duro (senza bisogno di vedere appunto) e ha avuto ragione: terza vittoria di fila e classifica che sorride a trentadue denti. Anche se in realtà ancora nessuno si fa delle grandi illusioni su eventuali scalate a piazzamenti “golosi”: il pubblico viola chiede solo di togliersi un po’ l’appetito dopo anni di quaresima durissima. Sole, temperatura ideale e stadio pieno: cioè una delle rare volte in cui il “lunch time” sembra una cosa buona e giusta. Certo per rendere il tutto perfetto ci sarebbero volute anche due squadre disposte a giocare a viso aperto, e invece oggi una delle due, l’Udinese, aveva un’idea ben chiara in testa: rendere la partita della Fiorentina una specie di cubo di Rubik irrisolvibile. Niente di male, sia chiaro, ognuno cerca di usare le armi che ha a propria disposizione, e quindi muro difensivo innalzato da subito e limitata voglia di provare a fare qualcosa di costruttivo in avanti. La Fiorentina, che certo non si aspettava qualcosa di diverso, passava gran parte del primo tempo a fraseggiare cercando il taglio backdoor (come si direbbe nel basket) di Chiesa dietro la “foresta di sequoie” della difesa bianconera: una serie di marcantoni intorno al metro e novanta battibili solo in velocità. Idea giusta in teoria ma messa in pratica maluccio e quindi alla fine, considerando anche la marcatura feroce su Ribery che minimo si trovava sempre due uomini davanti, tutto quello che la viola riusciva a raggranellare nel primo tempo erano una serie di calci d’angolo su cui poi un paio di occasioni buone uscivano, ma nel complesso poca roba. Dall’altra parte invece l’unico corner dell’Udinese portava al gol di Nestorovski annullato però velocemente dall’intervento del Var per un solare fallo di mano di Opoku. Situazione però che per l’ennesima volta metteva in risalto la magagna della fase difensiva viola: la disposizione sui calci da fermo. Ad ogni modo si arrivava alla fine della prima frazione con uno 0-0 che era solo la naturale trasposizione di quanto visto in campo. E dunque si giungeva al secondo tempo e, visto il perdurare della difficoltà a fare gioco e creare occasioni pericolose, al mormorio crescente dello stadio in attesa della mossa dell’allenatore. Mossa che poteva essere soltanto una: inserire Vlahovic (o Boateng) cambiando modulo. Ma Montella come detto decideva di cavalcare ancora la sua onda bella schiumosa di fiducia, e al minuto 72 si vedeva premiato: angolo come sempre battuto benissimo dal piede di Pulgar e stacco perfetto di Milenkovic, difensore sì ma ormai anche sempre più spesso “toglitore di castagne dal fuoco”, come avrebbe detto la “Vulvia” di Corrado Guzzanti. Un bel pivot davvero il centrale serbo: e se neanche la difesa di “cristoni” dell’Udinese è riuscita ad arginarlo vuol dire che siamo a livelli molto alti. Un minuto dopo il gol però Lasagna faceva passare un lungo brivido sulle schiene dei tifosi viola, liberandosi benissimo al tiro e sparando un diagonale sul quale ci voleva il miracolo di Dragowsky per salvare baracca e burattini. Forse Tudor (espulso già da qualche minuto dall’arbitro per una protesta pacchiana) potrà riflettere sul fatto che se avesse provato anche a pungere in questa partita forse le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Questo però era l’unico reale pericolo per la Fiorentina e quindi, pur stanchissima in molti elementi, la viola riusciva a portare a casa i tre punti. Pesanti, molto pesanti, perché ora c’è di nuovo la pausa per le nazionali e passarla in panciolle gustandosi la classifica decisamente non sarà male per tutto l’ambiente. Citazione finale però obbligatoria per due giocatori dell’undici viola: la prima per il solito immarscescibile Castrovilli, un quarantenne nel corpo di uno arrivato ieri mattina in serie A. Il primo tempo è andato maluccio e si è fatto qualche errore? E che problema c’è… Si gioca una ripresa spaziale, dando sicurezza e solidità a tutta la squadra con qualche giocata che avrà probabilmente fatto alzare il sopracciglio anche al C.T. Mancini presente in tribuna. L’altra per Caceres: giocatore arrivato senza squilli di tromba ma determinante per varare il cambio di modulo. Ed oggi sontuoso in almeno una decina di chiusure. Se la sorte gli conserverà i muscoli in salute (suo tradizionale problema nel corso degli anni) la Fiorentina potrebbe davvero guardare la parte alta della classifica. Solo guardare per ora, ma mai mettere limiti alla provvidenza: se cavalchi l’onda puoi anche arrivare lontano.
