BOLOGNA, PD IN ASSEMBLEA. MA LA SINISTRA NON E’ TUTTA QUI’

BOLOGNA, PD IN ASSEMBLEA. MA LA SINISTRA NON E’ TUTTA QUI’

E’ ancora viva l’immagine delle SARDINE in piazza Maggiore, l’entusiasmo di una collettività ritrovatasi e libera da ogni schema o subalternità. Non è sfuggita neppure allo stesso Partito Democratico, che nella stessa Bologna sfida le intemperie di una fase politica determinante per la sua storia e per la storia della sinistra, cercando un rilancio che lo proietti negli anni 20 del nuovo secolo. Il voto alla tempestività è senz’altro un voto alto, ma scende quando si entra nel merito della realtà e delle proposte. Non può essere sufficiente un semplice cambiamento di articoli statutari. L’articolo 3 dello statuto perderà la sua antica funzione e il segretario non sarà automaticamente il candidato premier. Ma l’autosufficienza non si raggiunge neppure con l’apertura alle iscrizioni online, così come ad altri ritocchi legati a regole interne. Sta proprio qui’ il punto, il nodo centrale della tre giorni Democratica: ancora una volta si dimenticano le priorità, le vera missione, il vero cambiamento da fare. Abbiamo sperato in qualcosa di nuovo e diverso; tanto che restiamo un po’ sorpresi anche dalle parole del ministro Speranza, quando afferma che la “manovra politica” tentata dal PD è la “via giusta”. Non è un caso che in molti, soprattutto gli organi di stampa, danno come probabile il riavvicinamento di Articolo Uno allo stesso PD.  Eppure ricordiamo che le parole pronunciate dal Coordinatore dello stesso Art. Uno, Arturo Scotto, poco tempo fa erano diverse;  erano parole che invitavano al superamento, da parte di tutti, dello stesso PD. Superamento inteso come andare oltre l’acronimo di partito per costruire una sponda più’ grande e sicura dove potessero trovare approdo le idee nuove di una SINISTRA innovativa, più’ coesa e magari completa nella sua definizione pratica. Compreso l’andare oltre la differenza tra radicalità e progressismo; entrambi necessari e utili in una sinistra che guarda al nuovo. Il superamento di barriere e ostacoli che nel tempo si sono formate tra i Democratici e le Forze politiche  numericamente più’ piccole, sarebbe stato ed è auspicabile; anche se non basta neppure questo per costruire una sinistra maggioritaria nel paese.Ormai lo abbiamo capito da tempo, parlare astrattamente di unità non serve; cosa ben diversa è trovare la sintesi che ciascuna componente potrebbe portare in dote. Questa sarebbe la vera unione di forze che potrebbe tracciare la nuova via di una vera SINISTRA. Non siamo off topic, né tanto meno stiamo dimenticando l’importante scadenza delle prossime Regionali in Emilia-Romagna, anzi, è proprio in riferimento a questa che vorremo vedere la messa in pratica delle sottolineature fin qui’  espresse. A sostenere Bonaccini non sarà solo il PD, magari con altre forze numericamente “minori” della sinistra, ma tutta una serie di LISTE CIVICHE, e molte aggregazioni stile SARDINE, associazioni e forze ambientaliste. Il CIVISMO non può’ stare fuori dalla politica più’ organizzata; è questo quello che deve capire il Partito Democratico! Non ha senso parlare di riposizionamenti politici come, “più’ LABOUR” e “meno SOCIALDEMOCRAZIA” dei tempi Renziani, se non si specifica di quale LABOUR si parla. Ci auguriamo per questo, che non venga rispolverata la terza via Blairiana che ha mostrato limiti evidenti; quella assai diversa dal LABOUR di Corbyn, per intenderci, un partito del lavoro al quale da secoli si guarda e viene auspicato da più’ parti. Avremo guardato con più’ entusiasmo ad una tre giorni dove il PD avesse aperto la propria assemblea nazionale a tutte queste realtà; compreso le migliaia di SARDINE che pullulano nel nostro paese, le tante realtà CIVICHE che non sono, fortunatamente, solo a Bologna. Avremo voluto un confronto serio e propositivo con le Forze radicali della sinistra stessa. Civismo, dialogo con le forze più’ radicali e rimodulazione dell’esistente.Questa sarebbe stata la vera assemblea da tenere; perché oggi c’erano tutti gli elementi ed i presuposti per aprire una fase totalmente nuova per la sinistra intera. Piazza Maggiore ha segnato una svolta storica, ha dato un segnale che non è possibile non cogliere.Ci guardiamo bene dal voler togliere meriti a Zingaretti; al suo pragmatismo che non ci sta a perdere tempo ma cerca di “fare”, di cambiare, di correggere il tiro.  Per questo comprendiamo l’ottimismo di Speranza ma crediamo che non sia sufficiente se si ferma solo a questo. E’ venuto il momento che il Partito Democratico vada oltre sé stesso aprendo e aprendosi a tutte quelle realtà politiche e civiche che compongono l’etereogenico mondo della sinistra italiana.Sottolineiamo che “carne al fuoco” c’è; lo testimonia il fatto che in questi tre giorni sono passati da Bologna soggetti importanti; dai rappresentanti delle realtà sociali, sindacati, Amministratori di vario livello e Sindaci.Ma visto queste presenze, perché non si è andati oltre dando seguito ad un confronto popolare simile a quello che da Bologna ha donato nuovamente il sorriso a tutta l’Italia? Perché si è preferito dibattere all’interno quando è proprio questo il momento di aprire “le porte e magari anche le finestre”? L’autoreferenzialità rimane un obiettivo difficile e sconsigliabile per battere una destra determinata e coesa come quella odierna.Questo resta il grande interrogativo; l’impressione che sia stata sprecata l’occasione più’ propizia per un vero rilancio di una SINISTRA al completo, è più’ di una semplice convinzione.