L’OMAGGIO DI MILANO A DINO MENEGHIN: NESSUNO PIÙ COL NUMERO 11

L’OMAGGIO DI MILANO A DINO MENEGHIN: NESSUNO PIÙ COL NUMERO 11

La leggenda del basket italiano, prossimo ai 70 anni (spegnerà le candeline il 18 gennaio)sta vivendo un altro dei momenti importanti della sua vita da mito. Ma lui, Dino Meneghin, fatica a considerarsi tale perché per anni, racconta, ha fatto la cosa che più gli piaceva fare: giocare a basket. ‘Senza pensare di essere un esempio per altri’, aggiunge. Eppure quel gigante alto 2 metri e 6 centimetri è stato esempio e punto di riferimento per diverse generazioni. Non poteva essere altrimenti. Nella sua vita ha vinto di tutto:12 scudetti, 6 Coppe italia, 7 Coppe dei campioni, 4 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa Korac, 2 Coppe delle Coppe, 1 argento Olimpico.E ‘ il cestista italiano che vinto di più in assoluto. Come lui, nessuno più.Campione nello sport, campione nella vita. Per i suoi modi educati dentro e fuori dal campo, sempre disponibile con tutti. Dino nasce ad Alano di Piave, in provincia di Belluno il 18 gennaio del 1950.Settant’anni fa. Un traguardo importante per l’ex cestista divenuto poi dirigente sportivo della federazione Italiana di Pallacanestro. Il suo carnet sportivo è pieno zeppo di vittorie.Impresa ardua ricordare tutte le sue vittorie, tutte le sue partite che sempre e comunque hanno lasciato un segno nel cuore dei tifosi. La pallacanestro è una passione che coltiva fin da ragazzino.Il debutto da professionista avviene al compimento del 16° anno, nel ’66. Quando viene notato da Nico Messina, responsabile del settore giovanile della Ignis Varese che ne intuisce da subito le grandi potenzialità. Da allora in poi la sua carriera sarà inanellata di successi.Una continua e inarrestabile collezione di trofei fino al 1994, anno in cui,a 44 primavere suonate, deciderà di appendere le scarpette al chiodo. Rimane nel mondo del basket, il gigante Dino.Ricoprendo, a fasi alterne, il ruolo di dirigente. Lo prima per l’Olimpia e poi per la Nazionale italiana. Nel 2003 entra, primo italiano di sempre, nella Basket Hall of fame. In assoluto invece è il secondo italiano ad essere inserito nella Hall of Fame dopo cesare Rubini. Il cui riconoscimento è però legato alla sua attività di allenatore. Nel 2004 si cimenta come commentatore tvper la redazione basket nella piattaforma Sky Sport. ‘Passi da gigante’ edito nel 2011 racconta la sua incredibile storia.Di giocatore e di uomo. I proventi dell’autobiografia sono devoluti in beneficenza. Martedi prossimo l’ultimo grande riconoscimento di una splendida quanto longeva carriera:L’Olimpia Milano griffata Armani ritirerà la sua maglia numero 11.La mitica maglia vestita dal gigante buono non potrà più essere indossata nessun altro. Un privilegio. Un grande onore, commenta l’ex cestista. Che confessa di avere un unico cruccio:non essere stato più vicino a suo figlio Andrea.Troppo preso dagli allenamenti, dalle gare, dai continui spostamenti si è perso, racconta, molti momenti della crescita di suo figlio. Al suo fianco da sempre sua moglie Caterina, chirurgo plastico, sposata nel nell’84. Un bilancio più che positivo per il campione.Che benché fatichi a riconoscersi tale è stato e resterà il più grande di tutti.Un mito