QUELLE PESANTI PAROLE RISERVATE A NILDE IOTTI. LO CAPITE CHE ABBIAMO UN PROBLEMA?
Faceva l’insegnante, quindi fu obbligata ad iscriversi al Partito Fascista, altrimenti non avrebbe potuto lavorare.Capitò anche alla mia bisnonna e a moltissime donne dell’epoca. Orfana di padre, di umili origini, si era riuscita a laureare grazie a una serie di borse di studio. Entrò nel PCI e partecipò alla resistenza, divenendo immediatamente un riferimento per tutte le donne del partito.Poi, fu tra i settantacinque che diedero letteralmente alla luce la nostra Costituzione. Quella Costituzione che riconosceva pari diritti a uomini e donne e che marcava un enorme passo avanti rispetto a un periodo in cui, il codice penale fascista (il Codice Rocco), concepiva le donne come “beni” sui quali padri e mariti esercitavano un’autorità assoluta. In parlamento, negli anni in cui la “questione femminile” non era percepita come un problema da nessuno perché il tessuto sociale del paese era ancora di stampo chiaramente patriarcale, si impegnò nella difesa dei diritti delle donne, si schierò a favore del referendum per il divorzio e lottò duramente perché, dopo aver divorziato, le donne potessero usufruire di un mantenimento. Tra il 1979 e il 1992, fu Presidente della Camera dei Deputati.Prima donna in assoluto ad entrare tra le tre più alte cariche dello Stato, unica persona nella storia del nostro paese ad aver mai ricoperto quell’incarico per tre legislature. E di questa donna, di questa madre della nostra Repubblica, oggi, noi parliamo solo per ricordare la sua storia con Togliatti o per dire che “Le emiliane sono brave a letto e in cucina”. Lo capite che abbiamo un problema, sì?
