COPPE: JUVE, NAPOLI E ROMA OK. L’ATALANTA FA L’IMPRESA, INTER E LAZIO NO
Avevamo dato per scontato il passaggio del turno di Napoli e Roma, la Juve era già matematicamente, e avevamo detto che per le altre servivano due imprese e un miracolo. La meravigliosa Atalanta di Gasperini ci riesce nell’impresa, vince in Ucraina e scrive la storia: per la prima volta una squadra che fa un punto nelle prime 4 gare accede ai quarti, la prima volta anche dell’Atalanta Bergamasca Calcio. L’impresa non riesce all’Inter che esce sconfitta da San Siro contro un Barcellona imbottito di giovani di belle speranze e un paio di titolari, una sconfitta che brucia e che retrocede l’Inter in Europa League per il secondo anno consecutivo, sprecando il macht ball casalingo. Neppure alla Lazio riesce il Miracolo, ma forse neppure ci credeva troppo, perde in Francia contro un Rennes già eliminato, ma anche se avesse vinto, con la concomitante vittoria del Cluji non sarebbe cambiato nulla. Troppi incastri dovevano accadere. Bilancio tutto sommato positivo, grande fili per la Piccola Atalanta che Percassi ha portato fra le 16 squadre più forti in Europa, amarezza per Inter e Lazio per una qualificazione che era comunque alla loro portata. L’Atalanta si Gasperini merita la ribalta : vincere in casa dello Shaktar che si giocava la qualificazione era già arduo, vincere poi senza Zapata e Ilicic, era ancora più arduo, contro una squadra esperta ed abituata alla Champions e in un ambiente proibitivo.La Dea ha invece affrontato la partita con saggezza e convinzione, Gasperini ha una rosa affidabile e variegata, non ha fuoriclasse, anche se il capitano Gomez si avvicina molto, ma tutti avevano idee chiare o obiettivi precisi, perché l’Atalanta ha un’ intensità di gioco che nessuno ha in Otaloa, non a caso è stato detto che sembra la 20ma squadra della Premier, è rimasta in partita semlre, ha sofferto quando c’era da soffrire, ma è sempre ripartita, convinta di andare a fare male agli ucraini, non si è scoraggiata quando ha sentito che ilCity perdeva e si è scatenata quando la squadra di Guardiola ha rimontato.Un capolavoro che, giustamente, sta strappando applausi a tutta Europa.Percassi, Gasperini, ma anche Sartori, Marino è tutto lo staff hanno portato una Coco la realtà ai vertici europei, stanno dimostrando a tutti come si fa calcio a costi sostenibili, come si allevano e si formano giocatori in quel splendido laboratorio che si chiama Zingonia, e come ogni anno si guarda il bilancio vendendo un paio di pezzi pregiati e al tempo stesso rimpinguando l’organico rilanciando giocatori che stavano perdendo la fiducia, tipo Ilicic, o Muriel, anni fa Gomez, andando a prendere per in giro per l’Europa sconosciuti che poi diventano sempre bravi,( Malinovs’kyi, Castagne, Gosens, De Roon, Hateboer, Freuler, Palomino, Toloi alzi la mano chi lo conosceva) e lanciando qualche ragazzo del loro prolifico settore giovanile ( Gollini su tutti, ma anche Barrow), insomma a questi dirigenti con la G maiuscola e al loro tecnico va solo un grande applauso.Comunque possa proseguire in seguito il cammino europeo. Quando viene compiuta una grande impresa si materializzano anche uno o più episodi fortunati ( il gol del primo tempo subito e quello fatto nel secondo, annullato e concesso per pochissimi centimetri, la mancata espulsione di Muriel e quella, forse affrettata dell’ucraino) ma la fortuna bisogna anche cercarsela e meritarsela e l’Atalanta se l’è meritata tutta. Anche nelle sconfitte subentrano episodi negativi, e l’Inter, nella propria eliminazione, non può dire di non averli avuti: la selezione fra “ giocata” e “ deviazione casuale” hanno fatto tutta la differenza del mondo l’altra sera a San Siro.Il gol catalano è regolare perché Godin fa una giocata e lo rimette in gioco, quello di Lautaro non lo è perché nella deviazione del difensore spagnolo Lukaku è in fuorigioco e lo ostacola: dettagli fortunati o sfortunati. Succede. Per un dettaglio si vince o si perde una Coppa, si passa o si va a casa. Nell’eliminazione interista però non ha contribuito solo la sfortuna, ma la prestazione che, pur essendo stata decorosa e al meglio delle attuali possibilità neroazzurre, non poteva essere sufficiente per battere un Barcellona che, seppur riempito di seconde linee, schierava giovani con un futuro radioso, di gamba e con una proprietà di palleggio sublime, e per niente inclini a perdere o a regalare nulla. L’Inter, purtroppo, alla gara decisiva ci è arrivata male: stanca, con pochi giocatori e poche valide alternative, e lo si era visto anche con la Roma: quel centrocampo si poca qualità e di poca corsa non riesce a supportare la squadra, se poi diventi improvvisamente sprecone ( sia con la Roma che con il Barca sono state create e sprecate innumerevoli palle-gol) è evidente che non vinci.Il peccato originale dell’Inter e di Marotta è di aver costruito un organico insufficiente, perché gli infortuni, a questo punto della stagione li hanno tutti, si gioca tanto e ci si allena poco, ma squadre come Roma, Napoli, persino Atalanta hanno organici e alternative superiori e questo l’Inter lo ha pagato a caro prezzo. È stata una sconfitta che brucia, e vedremo se avrà ripercussioni in campionato, ma non è stata una disfatta, sia chiaro, come non è vero che l’eliminazione sia un fallimento.l’Inter ha investito sul mercato circa 200 milioni per un obiettivo principale: ridurre le distanze dalla corazzata Juve e se possibile contendere fino alla fine il titolo e, per ora,questo obiettivo è stato raggiunto: il girone di Champions da passare era un’opportunità, ma dimenticare che l’Inter era la terza forza di quel girone ( e terza si è classificata) che era stato ritenuto da tutti in girone proibitivo, è un sorteggio poco fortunato, non sarebbe onesto.Poi certo ci sono state buone prestazioni che avevano creato questa possibilità, e ilBarcellona che si presentava a San Siro già qualificata e con le seconde linee lo era, ma per battere anche questo Barcellona serviva una prestazione migliore e anche più fortunata, e questo non è accaduto. Per inciso le squadre in Champions che erano già passate e che facevano, giustamente, ampio turn- over, il Barcellona, il City, la Juventus, il Real Madrid e il Psg hanno tutte vinto facendo capire che le squadre che affrontano demotivate e in vena di regali l’ultimo turno, è solo una leggenda metropolitana che sarebbe ora di dimenticare. La Juventus vince a Leverkusen e conquista 16 punti nel girone, l’ultima voltache li aveva conquistati fu finale, speriamo sia di buon auspicio.Poco da aggiungere se non constatare che come entra Dybala la squadra si accende e che il tridente ormai più che una prova sembra diventare un’esigenza: è vero che Sarri, come tutti i tecnici, guarda all’equilibrio, ma è anche vero che tenere fuori l’argentino ora sembra veramente uno spreco.Poi l’esempio del Psg che non si fa problemi a schierare contemporaneamente Icardi, Neymar è Mbappe’ dovrebbe essere uno stimolo. Staremo a vedere se il tecnico toscano troverà il coraggio per la grande svolta. Ancelotti passa e chiude.Sembra un assurdo, ma ormai era il segreto di Pulcinella, De Laurentis aveva deciso, lo sapevano sia i giocatori che il tecnico, l’ultima recita, seppur contro i modesti avversari belgi, ha portato la qualificazione e un risultato tondo e ha permesso ad Ancelotti di congedarsi da gran signore qua l’è : zero polemiche, saluti e ringraziamenti a tutti.Difficile dire se la decisone sia giusta, ma nello spogliatoio qualcosa non funzionava più, e sembrava più diviso che mai, normale che, come sempre in questi casi, paghi il tecnico.Certo che le decisioni societarie non hanno aiutato e anzi di confusione ne hanno generata tanta.Ora inizia l’era Gattuso, un allievo di Ancelotti che però, se non possiede ancora tanta esperienza, possiede la grinta e la tenacia giusta per rimettere a posto lo spogliatoio.Insomma quella “ cazimma” che De Laurentis tanto vuole e che è stato rimproveratoad Ancelotti di non avere .Gattuso non si è nascosto piu di tanto e ha dichiarato che l’obiettivo rimane il quarto posto e per centrarlo dovrà metterci molto del suo in una rincorsa che appare tutt’altro che facile. La Roma ha fatto il suo, serviva poco per centrare la qualificazione, e poco ha fatto, anzi alla fine ha scherzato tanto con il fuoco, che ormai si bruciava.In vantaggio due volte con Perotti e Dzeko si è fatta raggiungere dai già eliminati austriaci e qualche brivido di troppo nel finale c’è stato, anche se la vittoria in Turchia,nel turno precedente, aveva di fatto spianato la strada, anche se, passando da seconda, ora il sorteggio di lunedì gli riserverà una delle otto squadre che scendono dallaChampions, non l’Inter. La Lazio ha fatto ancora meno. Inzaghi evidentemente ci credeva meno dellasquadra, una vittoria in Francia non bastava, serviva anche una contemporanea sconfitta interna del rumeni del Cluji, quindi meglio pensare al campionato e alla Supercoppa con la Juve che sarà assetata di rivincita.Rimane il rammarico di un girone abbastanza alla portata e una qualificazione gettata alvento con troppe prestazioni non all’altezza.
