PROSEGUE LA CACCIA AI 49 MILIONI SOTTRATTI DALLA LEGA
Spariti. Quarantanove milioni di euro. Il ritornello dell’anno che sta per finire. E qualcosa ci dice che ne sentiremo parlare anche nell’anno che verrà. Dove eravamo rimasti?La Cassazione ha di fatto confermato che Bossi e Belsito furono di fatto autori della truffa che portò nelle casse della Lega gli ormai noti 49 milioni di euro. Il procedimento si è estinto per prescrizione, tuttavia i giudici confermarono la confisca dei 49 milioni alla Lega, non furono invece confermate le confische personali. La procura di Genova aveva disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei conti della Lega che, successivamente, dopo un’altalena di smentite e levate di scudi, velate ammissioni, intavolava con la procura un accordo transattivo per una definizione rateale del rimborso. Ottant’ anni di comode rate in un rimborso che ha dello ” storico e del sensazionale” nell’epoca della tolleranza zero da parte delle banche nei confronti dei clienti morosi e dello Stato con il fido destriero Agenzia di riscossione. Ma tant’è, se ci pare! Antefatto: Correva l’ anno 2014 e la Lega, secondo l’ impianto accusatorio, confermato in tre gradi di giudizio, incassava a titolo di rimborsi elettorali ben 49 milioni di euro. Secondo la tesi della procura quei rimborsi scaturivano da un raggiro consistente nella falsificazione dei rimborsi elettorali, e dovevano tornare nelle casse dello Stato e dei contribuenti, principali azionisti. La Cassazione autorizzava la procura genovese, titolare dell’inchiesta a procedere cautelativamente al sequestro dei soldi della Lega. Ma non si rinveniva tutto il capitale. Solo una esigua parte era presente sui conti del Carroccio. Maroni e Salvini si sono sempre dichiarati estranei alla vicenda. Però la Cassazione il 12 aprile 2018 aveva stabilito ” l’ esistenza di disponibilità monetarie della percipiente Lega Nord che si sono accresciute del profitto di reato” legittimando , quindi, la confisca diretta del relativo importo.Tutti conosciamo poi lo sviluppo ” dilazionato” della ” finanziaria” ops ” confisca ” dello Stato. Fatto: i 49 milioni tuttavia non furono mai ritrovati . La procura di Genova ha il sospetto che ci sia stata una intensa attività bancaria fra l” Italia e il Lussemburgo. L’ inchiesta è un ramo di quella principale conclusasi con l’ estinzione del procedimento per prescrizione. Parrebbe che circa dieci milioni di euro depositati presso la banca Sparkasse di Bolzano fossero passati di fiduciaria in fiduciaria di persone vicine alla Lega e dopo avere fatto giri immensi , giungendo persino in Lussemburgo, sarebbero rientrarti nel 2016 in un conto ” in transito ” della Cassa di Risparmio di Bolzano. Anno in cui la stessa Sparkasse investiva in un fondo di investimento lussemburghese. Nel gennaio scorso pare che tre milioni di euro sarebbero rientrati nella banca da cui erano partiti facendo il percorso inverso. Una segnalazione effettuata dalle autorità del Lussemburgo all’ antiriciclaggio di Bankitalia avrebbe allertato la procura di Genova secondo la quale quel denaro sarebbe parte dei soldi dei rimborsi falsati. Misfatto: Pare che una traccia di quei 49 milioni sia rinvenibile in un esborso di danaro uscito da Banca Aletti, custode del conto della Lega , verso l’ Associazione ” Maroni Presidente”. Sarebbero 450 mila euro . A loro volta poi girati su conti della Lega. Coinvolte anche due società. Raggiunto da avviso di garanzia il professore Galli, docente di Dottrine politiche, assessore leghista alla Cultura e all’Autonomia nella giunta Fontana. Galli, sarebbe stato raggiunto da avviso di garanzia nella sua qualità di rappresentante pro-tempore dell’associazione Maroni Presidente, associazione nei cui conti, secondo l’ impianto accusatorio , sarebbe finita una parte dei fondi della Lega. L’ accusa nei suoi confronti sarebbe di riciclaggio. Da presidente dell’associazione Maroni avrebbe “compiuto operazioni su una parte delle somme di denaro provento dei reati di truffa aggravata”.( cfr Il Fatto Quotidiano). Dai dati contabili risulterebbe che il denaro sarebbe servito per acquistare del materiale a sostegno della campagna elettorale della Lega, secondo l’ accusa, invece, quei 450 mila euro non sarebbero stati mai spesi e sarebbero tornati intonsi nei conti del Carroccio. Roberto Maroni, ex presidente della regione Lombardia si è subito dichiarato estraneo all’inchiesta. Intanto la magistratura continua a scavare alla ricerca del tesoro perduto.
