A-NAL-FA-BE-TI-SMO PARLAMENTARE

Sento un senatore, in diretta da Radio Radicale, che parla di provvedimenti in materia di istruzione.Parla con una cadenza nordica (il cheper me lo pone già in cattiva luce, essendo io uno che diffida di chiunque parli lingue a nord di Bologna, che è già troppo a nord…).Credo sia di una roba tipo SVP, ma non sono certo. Dice che uno dei problemi più gravi è “l’ana… fa… betismo funzionale” dei giovani.Ora, non ricordo bene se l’errore sia effettivamente la “elle” saltata. Forse è altro.Fatto sta che la parola “a-nal-fa-be-ti-smo” non riesce pronunciarla.Incespica, sembra farfugliare.Spero dentro me sia emozione, o un problema di salivazione. Succede.Ma non credo sia questo. Vorrei costituire un Comitato per il disconoscimento del Parlamento, o perlomeno per la proibizione, per questi parlamenti in buona parte inguardabili, di modificare la Costituzione. Finché le leggi elettorali (da almeno 13 anni, dal “porcellum”, tutte sulla soglia dell’incostituzionalità) renderanno possibile portare su quegli scranni dei semianalfabeti (e seguendo le dirette parlamentari minchia se ne senti), non si può consentire che dei pigmei intellettuali pensino di modificare il testo studiato da gente come Einaudi, De Gasperi, Moro, Togliatti, Nenni, e gli altri Padri Costituenti. La degenerazione della democrazia in partitocrazia, e della partitocrazia in putrefazione di essa stessa, sono sotto i nostri occhi.E non serve arrivare a leggere i provvedimenti.Basta accendere (finché ci sarà) Radio Radicale.E ascoltare le sedute parlamentari.