SALVINI È ANCHE UN PRODOTTO DEL LIBERISMO CULTURALE
Un sovranista e nazionalista lotterebbe per la chiusura delle basi americane in Italia e possibilmente anche delle loro grandi catene commerciali, non per il rafforzamento del più aggressivo e omogeneizzante impero militare ed economico mai esistito. Ma Salvini, oltre che caratterialmente debole, spaccone davanti a una telecamera ma docile nei fatti e attentissimo a non irritare la casta e i poteri forti (da ministro dell’interno non fece nulla di concreto contro le migrazioni, adesso è contro la riforma della prescrizione), è anche un prodotto del liberismo culturale: non sono solo i mojito a piacergli, sono tutte le mode e i comportamenti stelle e strisce, inclusa la maleducazione, il pressapochismo e la mancanza di qualsiasi rispetto per le tradizioni e per la storia del suo paese. Basta vedere come usa la religione, ridotta a slogan per conquistare consenso anche al prezzo di svilirla e banalizzarla — esattamente come è avvenuto negli Stati Uniti. È un vero peccato che i leghisti, molti dei quali sono esattamente come lui ma non tutti, non lo abbiano liquidato in estate, quando tradì l’impegno di governo; mi auguro che lo facciano ora.
