APOCALYPSE NOW
Anche senza l’esplicito richiamo di Khamenei a quelli della mia età non può non essere apparso lo spettro della guerra in Vietnam. Due teatri di guerra quelli iraniano e vietnamita diversissimi nelle cause ma che potrebbero essere identici nelle conseguenze. L’imperialismo americano, quello che qualche sfacciato buontempone vorrebbe far passare per esportazione di democrazia, ha imparato a trarre la propria linfa vitale dalla costruzione di “cinture sanitarie” invariabilmente a migliaia di chilometri dai propri confini.Barriere ad una presunta invasione comunista del sud-est asiatico allora, barriere ad una ancor più presunta islamizzazione radicale del medio oriente oggi.E ieri come oggi le vittime sacrificali sono paesi già indeboliti da conflitti interni e di confine alla ricerca di una propria stabilità politica ed economica. Come in Vietnam gli Stati Uniti non avrebbero nessuno scrupolo a massacrare quattro milioni di civili inermi, e questa volta grazie ai nuovi sistemi d’armamento non lascerebbero neppure sul campo quei quarantamila marines, uno ogni cento civili vietnamiti, che scatenarono la rivolta del popolo americano tornando in patria nelle bare avvolte da bandiere. E che a capo del “rogue state” ci sia Trump, Bush, Nixon o Kennedy non fa proprio nessuna differenza. E oggi come allora l’Europa non conta uno stramaledetto cazzo e non muove un dito.
