NAUFRAGHI NEL MARE DELLE INDIFFERENZE

NAUFRAGHI NEL MARE DELLE INDIFFERENZE

Siamo naufraghi, siamo in sospeso in un mondo che celebra chi vince, chi domina, chi offre una verità troppo spesso mascherata di egoismi e indifferenze.Francesco, il nostro Papa ci ha voluto ricordare alla conclusione della Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani di continuare, “senza mai stancarci” verso la ricerca di un “approdo comune” che abbia solo la destinazione del bene.C’è il da farsi contro il senso di una Fede che rischia di mancare e poi le divisioni che lacerano il Mondo, la nostra casa comune.Per quanti di noi credono emerge la la precondizione di “pregare per invocare da Dio il dono della piena unità”. Sì, una unità che sia nei fatti, perché dopo la meditazione del tutto intima, personale è evidente che occorra muoversi, stabilire ponti, gettare semi. Qui è indirizzato il “nostro viaggio ecumenico”, ricorda Francesco richiamandosi, nell’omelia dei Vespri e facendo soprattutto riferimento Solennità della Conversione di San Paolo C’è il ricordo di quel viaggio in nave, su di un fragile barcone, che l’Apostolo fece verso Roma e fu interrotto dal naufragio sulle coste di Malta. Con il Santo Padre, nelle preghiera davanti alla tomba dell’Apostolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura ci sono tutti i rappresentanti delle diverse Chiese e delle Comunità ecclesiali, convenuti.Ci sono tanti giovani far i quali emergono gli studenti ortodossi dell’Istituto Ecumenico di Bossey.Nell’omelia Papa Francesco torna sul fondamento rappresentato dall’ospitalità, partendo dal tema di questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, tratto dagli Atti degli apostoli – “Ci trattarono con gentilezza” (Atti 28,2) – e riferito proprio all’atteggiamento di accoglienza degli abitanti di Malta verso i marinai, i soldati e i prigionieri, fra cui san Paolo:“Da questa Settimana di preghiera vorremmo imparare ad essere più ospitali, prima di tutto tra di noi cristiani, anche tra fratelli di diverse confessioni. L’ospitalità appartiene alla tradizione delle comunità e delle famiglie cristiane. I nostri vecchi ci hanno insegnato con l’esempio che alla tavola di una casa cristiana c’è sempre un piatto di minestra per l’amico di passaggio o il bisognoso che bussa. E nei monasteri l’ospite è trattato con grande riguardo, come fosse Cristo. Non perdiamo, anzi, ravviviamo queste usanze che sanno di Vangelo!”Dio ama mandare i suoi messaggi attraverso i piccoli e i poveri, i più fragili. Quelli che materialmente hanno ben poco da offrire.Il Papa ricorda che l’imbarcazione su cui era Paolo, prima di arenarsi nei pressi delle coste di Malta, era stata per diversi giorni in balia della tempesta, e mentre tutti stavano perdendo ogni speranza di sopravvivere, era stato l’Apostolo a rassicurarli, lui che era un prigioniero e quindi fra i più vulnerabili:“Come nel racconto del naufragio di Paolo, sono spesso i più deboli a portare il messaggio di salvezza più importante. Perché a Dio è piaciuto così: salvarci non con la forza del mondo, ma con la debolezza della croce”.Il racconto degli Atti sottolinea anche che “la priorità di Dio è la salvezza di tutti”:È un vero invito a non dedicarci esclusivamente alle nostre comunità, ma ad aprirci al bene di tutti.Certo in uno sforzo che pare grande, per certi versi insopportabile, ma è solo attraverso questo impegno che possiamo superare le divisioni fra di noi e verso il mondo.Attraverso questo sentiero, attraverso questa rotta arriviamo al centro della riflessione di questa giornata: “Più guardiamo al di là degli interessi di parte e superiamo i retaggi del passato nel desiderio di avanzare verso l’approdo comune più ci verrà spontaneo riconoscere, accogliere e condividere questi doni”.Solo l’uscire da quell’io che oggi pare vincitore incontrastato potrà salvarci dal naufragio in queste acque così fredde e buie.