QUINDICI ANNI DI GALERA

QUINDICI ANNI DI GALERA

Che brutta la parola “galera”, e immagino che sia ancora più brutta quando con la bava alla bocca la si è urlata, bofonchiata, ululata e gracidata all’indirizzo di altri e poi all’improvviso la si ritrova penzolante sopra la propria testa. Eh sì, perchè la possibilità che il Salvini Matteo, ex-ministro dell’Interno, diventi davvero un “galeotto” è tutt’altro che fantasiosa dopo questa terza richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona aggravato riguardante la Open Arms. Nelle richieste di processo per le navi Diciotti (respinta) e Gregoretti (in via di approvazione), entrambe militari, la linea difensiva del Salvini Matteo invocava ed invocherà la collegialità di tutto il governo, una specie di chiamata in “correità politica” che potrebbe salvarlo, ma nel caso della Open Arms la sua responsabilità personale, unica e indivisibile è un fatto acclarato. Contro il divieto di sbarco ci fu un ricorso urgente al TAR del Lazio da parte della Open Arms che annullò il divieto, e l’annullamento del divieto da parte della Magistratura costrinse il Salvini, ormai preda di orgasmo repressivo, ad emettere un secondo decreto urgente di divieto di sbarco che però la Ministra della Difesa Trenta e persino il Ministro dei Trasporti Toninelli si rifiutarono di controfirmare. Credo sia evidente come il Salvini Matteo si presenterà al processo Open Arms letteralmente in mutande, per sua disgrazia molto diverse da quelle che indossava sulla spiaggia del Papeete. I leghisti vadano pure a mettere il tribunale in stato d’assedio come hanno minacciato, ma nel frattempo farebbero bene a cominciare a cercarsi un nuovo segretario.