PIÙ VECCHI, PIÙ IMPAURITI E PRESUNTUOSI
Un Paese di vecchi ma questo non sarebbe forse un male se queste persone non fossero trascinate nel vortice, alimentato da certi politici, delle paure.Paure verso tutto, per gli anni che passano, per i risparmi ( qualunque essi siano ) che si assottigliano anche di poco, per le incertezze delle malattie, per quelli che arrivano da fuori, per quel futuro incontrollabile.Ma anche per gli egoismi più forti. Dalla incapacità di fare un passo indietro o lasciare spazio ai giovani per un eccesso di presunzionePronti forse più di un tempo a raccontare quanto sono stati bravi.Probabilmente non c’è troppo da far loro una colpa e sicuramente questi che abbiamo indicato sono solo una minoranza.Tutto ciò mentre arrivano dati, numeri certi, concreti che evidenziano di quanto continui a diminuire la popolazione ed a ritrovarci ogni anno di fronte ad un Paese sempre più vecchio. A definire in modo netto la sensazione che tutti abbiamo è il Rapporto 2019 sulla situazione demografica italiana.Secondo quanto emerge da questa ennesima fotografia del Paese al 1° gennaio 2020, i residenti, ammontano a 60 milioni 317mila, ben 116mila persone in meno su base annua. Aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (solo dieci anni fa erano 96). Positivi ma in rallentamento i flussi migratori netti con l’estero: il saldo è di +143mila, 32mila in meno rispetto al 2018, frutto di 307mila iscrizioni e 164mila cancellazioni. Ulteriore rialzo dell’età media: 45,7 anni al 1° gennaio 2020.L’età media del primo parto supera adesso di un mese i trentadue anni.
