EUROPA SENZA FUTURO

EUROPA SENZA FUTURO

Non lo dico io, lo scrive Romano Prodi nell’editoriale del Messaggero di oggi, commentando il mancato accordo sull’aumento dello 0,74% del bilancio UE che pure sarebbe stato “del tutto inadeguato rispetto alle nostre minime esigenze”. A porre il veto, “con il tacito appoggio della Germania”, Austria, Olanda, Danimarca e Svezia. Ciò “rende impossibile una qualsiasi evoluzione positiva della politica europea” in quelle sfide che la dimensione nazionale non è in grado di affrontare: “dalla difesa all’immigrazione, dai nuovi orizzonti della ricerca alla protezione dell’ambiente”. Perciò “è inutile che la Commissione Europea proponga progetti necessari e coerenti per l’ambiente e la nostra sicurezza”. Ed ecco la “semplice conclusione” di chi, come Prodi, ha svolto in passato un ruolo di primissimo piano nell’integrazione europea e nell’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria: l’attuale processo decisionale, in cui il potere si accentra nel Consiglio Europeo con il “veto” a disposizione di ogni singolo paese “non è compatibile con le decisioni che debbono essere prese per garantirci qualche prospettiva per il futuro”. Perché, sembra chiedersi l’ex presidente della Commissione, ne’ il Parlamento né la Commissione medesima si ribellano a questo stato di cose? Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano i nostri europeisti “senza se e senza ma”, dalla Bonino a Calenda, di queste autorevolissime affermazioni e se, concordando, intendono trarre qualche conclusione operativa da questa presa d’atto della realtà.