ZUCKERBERG E LA FINE DELLA SOCIETA’ LIQUIDA
Essendo la situazione in Siria, e l’ipotetico scontro diretto tra stati Uniti e Russia, ancora in piena e non del tutto comprensibile evoluzione, occupiamoci di Mark Zuckerberg. •Che ieri ha parlato alla camera e ha ripetuto le stesse identiche cose dette l’altro giorno al senato. Non so come impegneremo 4.500 battute con le solite rimasticature.Ci sono alcuni aspetti interessanti su cui vale la pena di fermarsi. •Sentiamo.Il ragazzo s’è presentato tutt’e due le volte non con la solita t-shirt e le pantofole di plastica, ma in completo blu, camicia bianca e cravatta azzurra. Impeccabile. Alla camera gli hanno messo a disposizione una poltrona con cuscino alto una decina di centimetri. Formidabile, per i cronisti, è stata la constatazione che i parlamentari facevano domande che chiaramente dimostravano la loro scarsa conoscenza di Facebook e, in genere, del mondo social. Orrin Hatch ha chiesto: «Se l’accesso a Facebook è gratuito, come si fa a guadagnare?». Zuckerberg non è riuscito a nascondere la propria meraviglia, ma ha tuttavia risposto, con cortesia: «Affittiamo degli spazi per la pubblicità, signore». Lindsay Graham: «Se ho una Ford che non funziona, posso sempre comprarmi un’altra macchina. Quali sono i concorrenti di Facebook? Non ha la sensazione di gestire una cosa in monopolio?». Zuck: «No, signore, non ho questa sensazione» (e, visibilemte, gli veniva da ridere). L’età media dei senatori è di 62 anni, quella dei deputati di 52. I giornali americani hanno scritto: «Deputati e senatori hanno capito che bisogna fare qualcosa per regolamentare Facebook. Il problema per loro è capire prima che cosa sia Facebook» (così, per esempio, il Washington Post). Proprio la lezioncina, impartita con tanta buona educazione, dal trentatreenne Zuckerberg ai vecchioni del congresso ha fatto sì che nella maggior parte dei siti specialistici – cioè di quelli che di queste cose se ne intendono – l’esibizione del patron di Facebook sia stata giudicata noiosissima. Altri appunti da non dimenticare: gli esperti con cui Zuckerberg si è allenato gli avevano preparato alcune risposte da esibire in un certo numero di casi. La risposta più adoperata è stata questa: «Non ho la risposta a questa sua domanda, ma la mia équipe la contatterà in seguito per farle sapere nel dettaglio come stanno le cose». •Che cosa ricaviamo da queste minuzie?Sono impressionato dall’impreparazione degli interroganti e dalla cravatta azzurra del genietto. I due mondi, che finora, si direbbe, s’erano incontrati poco o niente, si sono trovati a un tratto di fronte. Apparentemente, Zuckerberg ha vinto alla grande. Ma forse, proprio per via della cravatta, ha perso. Il ragazzo ha rinunciato a un fondamentale della sua immagine, il ribelle che rottama il vecchio mondo e standose in pantofole di plastica mette l’intero pianeta in collegamento con se stesso, fregandosene di tutto ciò che è stato scritto e pensato da Aristotele in poi. Il cazzeggio come supremo agone intellettuale, come sintesi definitiva di ogni speculazione. Ci pensi bene: mentre il mondo era attraversato (e assordato) dal chiacchiericcio dei social, si dava ai capitali la libertà di muoversi da un punto all’altro della Terra, entravano in crisi concetti apparentemente indiscutibili come, per esempio, quello dei confini che delimitano gli stati (sono stati contati proprio adesso: le frontiere del mondo sono in tutto 323) e con la crisi dei confini è entrato in crisi il concetto stesso di stato, la rete e l’immediatezza dei social, e la facilità dei messaggi che veicola, hanno poi contribuito alla demolizione delle competenze e del concetto di «rappresentatività» come la conosciamo dai tempi della Rivoluzione francese. Il suffragio universale, i «deputati» (un modo più nobile per indicare i «delegati»), i pochi eletti che governano in nome dei molti. No, fino al momento in cui Zuckerberg s’è presentato in giacca e cravatta, il modello dell’uno vale uno e della democrazia diretta e della cosiddetta società liquida (Bauman) sembrava invincibile, la nuove frontiera delle future albe radiose… •Invece?Invece Zuckerberg s’è messo la cravatta e ha persino ammesso che forse ci vogliono dei regolamenti, che gli facciano capir meglio quello che fa, se è opportuno o no, se rappresenta il bene della comunità oppure no. Una crepa, nel mondo inafferrabile della società liquida, che forse a questo punto dovrà rassegnarsi a farsi meno liquida. •I dazi di Trump?Qualcosa del genere, che siano giusti o sbagliati (finora soprattutto annunciati). Sempre più questioni girano intorno alle stesse tematiche: le fake news, la nostra privacy, la vita vera e la vita virtuale. Soprattutto l’avanzare, finalmente, di una certa consapevolezza intorno al fatto che il cazzeggio, magari divertente, non è però una cosa seria.
