LA CRUDELTÀ DEI VIVI

DI CLAUDIA SABAUgo, 15 anni.Alle due di notte del 1 marzo, a Napoli, lui e un suo amico di 17 anni vagano per strada con una pistola giocattolo.Tentano di rubare un orologio.La vittima è un carabiniere di 23 anni.I due ragazzi puntano l’arma contro di lui.Ma il militare reagisce.Uno, due, tre, quattro colpi di pistola esplodono nella notte umida.Ugo cade.Due dei colpi lo hanno raggiunto al petto e alla testa.Il militare viene indagato per omicidio volontario mentre l’amico 17enne di Ugo è in stato di fermo.Ci sarà un processo, ci sarà un giudice che stabilirà l’esatta dinamica di quanto accaduto.Ma c’è una cattiveria immediata che esplode tra i numerosi post, contro il ragazzo ucciso.Una cattiveria senza possibilità di difesa.Perché Ugo è morto.Frasi squallide come:“un delinquente di meno, uno scarto della società, meritava di morire”.Parole crudeli, specchio dell’Italia di oggi.Un paese mosso da indifferenza e insensibilità.Che non sa come vive Napoli, città fragile e insicura, dove il lavoro è miraggio e la criminalità, abitudine consolidata.La famiglia di questo ragazzo non è l’unica responsabile di una morte tanto assurda.C’è anche uno stato assente, istituzioni latenti, crisi di valori senza precedenti.C’è che non tutti hanno la fortuna di nascere nella famiglia giusta.Perfetta come la famiglia del Mulino Bianco.Ma tutti siamo pronti a giudicare, a puntare il dito.Invece di fermarci e riflettere.Perché a quella età, ogni ragazzo, dovrebbe coltivare sogni, sorridere insieme a un amico, immaginare un suo futuro felice.E non morire alle due di notte, ai margini di una strada umida.Una notte come questa, è una grande sconfitta per tutti noi, giustizialisti senza umanità.Un ragazzo di 15 anni si può recuperare, ma a chi interessa davvero?Meglio giudicare dopo, quando ormai è troppo tardi.Sarà la giustizia a decidere.Io sto dalla parte della vita.Perché la vita, in una società civile, va sempre preservata.