GLI USA: UNA BOMBA AD OROLOGERIA PER VIA DEL LORO PESSIMO SISTEMA SANITARIO PRIVATO

GLI USA: UNA BOMBA AD OROLOGERIA PER VIA DEL LORO PESSIMO SISTEMA SANITARIO PRIVATO

NIENTE PANICONIENTE PANICONIENTE PANICOOK, PANICOEra il 1980, e “L’aereo più pazzo del mondo” ridefiniva i confini della comicità mainstream.40 anni dopo, la stessa scritta lampeggiante la potremmo tranquillamente vedere affissa fuori da Palazzo Chigi o in apertura dei tg.Al tempo del coronavirus, è dannatamente difficile scrivere del coronavirus o di qualsiasi cosa che abbia a che fare con esso.Forse perché, come dice Klopp, l’allenatore del Liverpool, non ha senso che ne parli qualcuno che non ne sa nulla, come lui o come anche il 99.99% periodico di noi.Non ha senso perché ancora non hanno capito bene un sacco di cose gli scienziati che lo stanno studiando, figuriamoci che cazzo ne posso sapere io che ho fatto il classico e a malapena ricordo la differenza tra DNA e RNA.Ma come tutti voi sono bombardato di notizie, dalle più allarmistiche a quelle infinitamente più tranquillizzanti.E probabilmente entrambe le categorie in questione sono da maneggiare con estrema cura e tenere alla larga.Fino alla settimana scorsa, l’OMS parlava di una mortalità “fuori dalla Cina” dell’1%.In Italia, attualmente, la stessa percentuale, è di oltre il 4%.In Corea del Sud, invece, è molto più bassa.Perché?Boh. Io non lo so.Klopp, a quanto pare, nemmeno.Pare che sia dovuto al fatto che i nostri anziani toccano più denaro contante, che è un veicolo del virus. Ma sono ipotesi.Fino alla settimana scorsa, si diceva che le famose “complicazioni” potevano insorgere nel 5% della popolazione.Oggi parlano del 10%.Per fortuna c’è Donald Trump, col suo gatto rosso d’ordinanza in testa, che ci fa sapere che un suo amico che lavora all’OMS gli ha detto in confidenza che, in realtà, la mortalità del COVID-19 è dell’1%.E possiamo stare tranquilli: di sicuro questo non ha niente a che fare col fatto che gli USA, attualmente, siano potenzialmente una bomba ad orologeria per via del loro pessimo sistema sanitario e che si stiano avvicinando le elezioni presidenziali.Negli USA, infatti, farsi il tampone per controllare se hai contratto il virus, costa molto.Se non sei assicurato, costa ancora di più.Attualmente, la maggior parte dei “meno che benestanti” non ha i soldi per pagarlo, quindi, se si ammala, non fa il tampone.Col rischio di infettare chiunque abbia accanto.Milioni di persone, negli USA, sono esposte al rischio di contagio per via del sistema sanitario privato.Quello stesso sistema che, da noi, alcuni indicavano come “il futuro”.Ma tornando a noi: io, come dicevo, non so nulla del COVID-19.So quello che sapete voi.Parlarne oggi sarebbe come parlare del colera ai tempi del colera, anziché concentrarsi sull’amore e lasciare saggiamente la malattia a fare da sfondo.E il colera era parecchio più pericoloso, fidatevi.Come sono parecchio più pericolose le epidemie che scoppiano in Africa, o i contagi inarrestabili nei lager libici, quelli che paghiamo per trattenere i migranti.Epidemie che, da queste parti, non ci hanno mai trattenuto dal dire “se ne stiano al paese loro”.– Fame?– Paese loro– Malattie?– Paese loro– Carestie?– Paese loro– Guerre?– Ragazzotti palestrati e IPhone. SCACCO MATTO BUONISTI!!!E oggi al “paese nostro” ce ne stiamo noi.Non per scelta, però, ma perché gli altri ci hanno chiusi dentro.In pratica, stiamo iniziando a provare quella che è la condizione normale per la maggior parte dei paesi africani, dove il tuo passaporto (quando lo puoi avere) non vale niente e un visto turistico non te lo dà nessuno.Ma sarebbe stupido fingere di non avere per niente paura.Che non è psicosi, è quella sana paura che deriva dalla consapevolezza che siamo fragili.Che magari hai i genitori anziani, una sorella, una compagna e un figlio piccolo, hai tanti amici e allora inizi a fare i conti.Tuo malgrado.Anche se vorresti pensare al lavoro, al futuro, alle vacanze che forse si faranno, forse no, boh, ma in fondo sticazzi.Dev’essere così che si sentono in quei posti del mondo dove oggi ci sei e domani chissà.Ma loro, a dire la verità, vivono in paesi dove avere il 96% di possibilità di restare vivi (percentuale che sale di molto, se escludiamo gli anziani) sarebbe una gigantesca vittoria.Ci sono intere nazioni, come ad esempio la Sierra Leone o l’Angola, dove l’aspettativa di vita media di una persona è attorno ai 50 anni.Da noi è di oltre 82.Il problema è che siamo tanti.E i posti in rianimazione sono pochi.Il rischio, in caso di peggioramento della situazione, è che si esauriscano.La paura che abbiamo tutti, da quando abbiamo capito la situazione, è quella.Poi c’è tutto il versante economico.Intere categorie, in questo momento, non sanno se avranno i soldi per sopravvivere ai prossimi mesi.Tutti i lavori che hanno a che fare con il contatto diretto con le persone, escluse quelle che si occupano di fornire dei beni di prima necessità, sono a rischio.Compreso il mio, di lavoro.Che la musica, il cinema, lo spettacolo, sono le prime cose a saltare in situazioni del genere.Giustamente, in realtà.Che puoi vivere benissimo senza il nuovo disco di X o il nuovo film di Y, ma se ti tolgono il pane, il gas o la luce è un po’ peggio.Ma devi campare pure tu, e allora ti preoccupi ancora un altro po’.E mentre la portiera pulisce il cortile condominiale sotto questo anticipo di primavera romana e saluta con un sorriso la coppia di ragazzi che rientra a casa sotto il sole, sembra così difficile credere che ci sia davvero qualcosa di pericoloso, lì fuori.Se piovesse aiuterebbe, forse.NIENTE PANICONIENTE PANICONIENTE PANICOChe alla fine del film, Ted Striker riesce ad atterrare ancora una volta.