IL MODELLO ITALIA E QUELLO GERMANIA
La preparazione a scenari di crisi, per un paese, è tutto. Per questo esistono laboratori che “fanno test sul virus” e istituti di ricerca che “fanno simulazioni sull’effetto di pandemie da coronavirus (che rimane una classe di virus fra le più comuni).Lo è da sempre, e fin dai tempi della SARS del 2002 e della “febbre suina”, l’OMS ha raccomandato ai singoli paesi di mettere in atto piani di contenimento. Stando a quanto riporta Andrea Palladino sulla Stampa del 29 marzo, il collasso del sistema sanitario italiano è dovuto non solo alla gravità dell’epidemia, ma anche a:– linee guida sull’epidemia vecchie di 14 anni e non aggiornate (che è uno dei motivi per cui il contenimento in Lombardia pare aver fallito);– fondi esistenti spesi mali;– stoccaggio di equipaggiamento medico non ottimale, etc.Una lettura consigliata che è poi il ritratto di quanto successo realmente nel paese. Questo non vuol dire che il nostro personale medico non sia adeguato, anzi, ma la struttura organizzativa in cui lavorano (quindi il livello manageriale/politico) ha fatto acqua. Un po’ come il resto del sistema, visto che, nelle fasi iniziali del virus abbiamo vissuto un periodo di enorme caos politico fra regioni, comuni e governo centrale.L’epidemia non ha aiutato, ma non si può “scusare” il governo: prepararsi e gestire le crisi è il suo lavoro. Soprattutto, elogiare il “modello Italia”, ovvero l’immediata chiusura di tutto il paese, come “esempio mondiale”, visto che il nostro arrivare a quella decisione sembrava più una scelta disperata che parte di un piano organico.Molti altri paesi sono arrivati al lockdown, ma in modi diversi ed è quindi ora di tornare a parlare di Germania.IL “MISTERO” TEDESCOHo usato la parola “mistero”, ma questo è tale solo per i più disattenti. Il tema è “come mai la Germania ha un numero di contagiati relativamente elevato, ma una letalità del virus più bassa”.L’avevo già accennato in un post precedente, ovvero che i tedeschi (il cui Paziente 1 precede quello italiano) hanno lavorato a preparare strategie di contenimento e sistema sanitario dai primi giorni dell’epidemia in Cina. Silenziosamente, senza troppi proclami televisivi e con un atteggiamento pragmatico realistico che è stato l’esatto opposto di quello italiano.Mentre in TV e sui social politici e politicanti italiani urlavano al “non succederà niente”, “siamo tranquilli” e mentre governanti e opposizioni usavano l’epidemia cinese per fare un po’ di propaganda, i tedeschi parlavano poco, documentavano quando succedeva e si preparavano.Mentre in Italia scoppiava la crisi e partiva il dramma sia nei media che in politica del “è una guerra”, “economia di guerra” e ordinanze e DCPM si rincorrevano senza alcuna strategia, i giornali tedeschi mantenevano il passo indicando cosa fare, mantenendo una presa realistica sui numeri e sul descrivere il virus senza cadere nel semplice clickbait da panico.Niente immagini di polmoni colpiti dalla malattia, niente foto di reparti al collasso, l’interesse pubblico – evitare il panico – è stato messo soprattutto, almeno nel mainstream perché i cretini (e profittatori) ci sono anche in Germania.Quando poi è arrivato il momento di iniziare il social-distancing, Angela Merkel è apparsa in televisione, non ha parlato di guerra, ma ha detto ai tedeschi come stanno le cose: “in un modo o nell’altro il 70% della popolazione verrà contagiata”.In Italia abbiamo inveito e ridicolizzato il suo discorso, ma Merkel ha parlato sui dati medici, ovvero spiegando quello che è i medici – in un ampio consenso – ritengono sia il virus. Una malattia più grave dell’influenza, ma che pur essendo grave, si manifesta nella maggioranza dei contagiati in maniera asintomatica o paucisintomatica e che il problema è contenere il virus finché non capiamo come conviverci (ovvero se la positività rende immuni, se resiste al caldo, etc.) e per non andare a colpire le fasce più a rischio.Il suo discorso è stata la punta dell’iceberg. L’obiettivo tedesco è sempre stato quello non di evitare misure drastiche di chiusura, ma di adottarle il più tardi possibile e di limitarne nel tempo l’attuazione.Quattro i dati che devono far riflettere:i) i tedeschi testano 200.000 persone a settimana, cosa che gli permette di identificare molti casi di asintomatici e paucisintomatici, in Italia, dall’inizio dell’epidemia abbiamo testato (29 marzo) 457,530 persone. Per fare dei raffronti, gli USA – in cui la risposta a livello di singoli Stati varia, ma è in media migliore di quella del Governo federale – hanno testato 831,351 persone (dal 23 marzo viaggiano a 100.000 test al giorno…), la stessa Germania prevede di arrivare a 200.000 test al giorno;ii) le ICU tedesche sono 29,2 per 100.000 abitanti. L’Italia ne ha 12,5 (Francia 11,6, Spagna 9,7, siamo 11 fra i paesi OCSE)iii) la spesa sanitaria tedesca per capita è (dati World Bank 2016) di 4.714,26 dollari all’anno, per un raffronto, in Italia è di 2.837,71 dollari l’anno, in Spagna 2.389,89, in Francia è di 4.264,36 dollari, negli USA è di 9.869,74 (ps.: la Svezia è a 5.710,59).iv) 13.2 infermieri per 1000 abitanti, la percentuale più alta fra i nove paesi con maggior numero di contagi (dati CNN).C’è da considerare che la Germania è in ritardo rispetto alla curva italiana e che i decessi avvengono, di norma, dopo 2/3 settimane di terapia intensiva. Però è vero che in Germania, l’80% dei contagiati Covid90 sono under 60, l’età media dei positivi è, infatti, di 46 anni, contro i 63 del nostro paese. Sono dati che ci possono dire che i tedeschi sono stati (per ora) fortunati, ma in realtà ci parlano molto di preparazione, analisi scientifica dei dati e – per ora – una strategia di contenimento che funziona.A questo aggiungerei un rapporto Debito/Pil al 55% che aiuta – e non poco – ad avere fondi per combattere sia l’emergenza sanitaria che quella lavorativa. FYI: il rapporto era all’82% nel 2009 e per i mega-critici, il modello keynesiano prevede di fare la formichina durante le fasi di crescita economia per aver spazi di manovra in fondi pubblici quando arriva la crisi.IL FUTURO TEDESCOIl “segreto” tedesco, quindi, è governare le crisi, non farsi governare da esse. Pragmatismo, lo stesso che spinge il governo tedesco a prepararsi già al dopo, ovvero mettere in campo strategie di contenimento che permettano di alleviare il lockdown il prima possibile.Come?Con screening di massa a campione statistico per individuare chi, nella popolazione, ha già contratto il test e ha sviluppato gli anticorpi necessari per combatterlo. L’idea è quella di usare un campione statistico di 100.000 persone rappresentative della popolazione tedesche e ripetere il test settimanalmente. Si tratta di esperimenti perché a) il test non è ancora preciso al 100% e b )perché al momento non esiste un vasto consenso scientifico sul tema “immunità acquisita”.Ciononostante il test, unito all’idea del “pass di immunità” e all’uso di app di tracking (secondo il modello coreano) dà la possibilità di mappare meglio gli effetti e la diffusione del virus, agevolando – e non poco – i processi di decisione politica.
