L’EUROPA NON È NEMICA DELL’ITALIA
Il vocabolario antieuropeo e antitedesco solo una decina di anni fa, diciamo nel 2011, l’epoca delle battute contro la Merkel di Silvio Berlusconi, era prerogativa esclusiva delle destre e del nascente sovranismo. Si nutriva di semplificazioni estreme. La Francia dovrebbe restituire la Gioconda. L’Inghilterra è un’Isola e non potrà mai essere Europa. La Spagna (era quella di Zapatero) tradisce le radici giudaico-cristiane perché fa sposare gli omosessuali. E la Germania, ovviamente, vampiro dell’Unione, causa di tutti i nostri guai, epicentro del complotto dello Spread contro la nostra democrazia. In dieci anni il vocabolario antieuropeo e antitedesco ha conquistato spazi inaspettati, tanto che capita, oggi, di vedere affiancati nelle valutazioni politiche sul momento uno come Tullio Solenghi e i firmatari, persone molto serie (Calenda, Sala, Toti, Bonaccini etc), della lettera alla Faz che ricorda ai tedeschi il loro peccato originale: il conflitto mondiale, i danni che ne seguirono, la presunta generosità degli alleati nell’abbonare una parte dei debiti di di guerra per consentire la ripresa.Infilarsi nel tunnel della storia, per gli italiani, non sembra esattamente conveniente. Per fortuna altrove le classi dirigenti sono meno infantili, altrimenti ci avrebbero risposto ricordandoci i nostri giri di valzer bellici e la nostra propensione a cominciare le guerre da una parte per finirle dall’altra. E tuttavia non è questo il punto. Il punto è che il vocabolario antieuropeo ha scavalcato i confini dei partiti nazionalisti per conquistare la nostra cultura politica a tutte le latitudini. Quando Matteo Salvini si complimenta con Romano Prodi per i suoi giudizi sul Consiglio Europeo, rivela che quel glossario è ormai patrimonio comune: c’è chi lo esprime in modo esuberante, “schifo”, “vergogna”, delinquenti”, e chi lo fa con maggiore educazione, ma la differenza è limitata ai toni.Bisognerebbe rifletterci e stare attenti al fenomeno descritto con l’espressione “profezia che si autoavvera”. Minacciare il “Se no faremo da soli”, paragonare la crisi attuale ai danni della guerra – che in Germania e non solo evocano città rase al suolo, stupri di massa, bambini che muoiono di fame – e farne il perno polemico dei dibattito sul Coronavirus, costruisce lo scenario perfetto per realizzare le profezie amate dai Claudio Borghi e dagli Alberto Bagnai: la fine di ogni solidarietà europea; il prevalere, nel Nord del Continente, dei diffusi sentimenti antitaliani; l’abbandono del nostro Paese alle dinamiche dei mercati. A forza di raccontare tutti insieme che l’Europa è il nemico, che la Germania è il nemico, nemici lo diventeranno davvero e i danni di questa guerra – quella dell’epidemia – saranno tutti nostri, ce li dovremo pagare da soli.
