“Al DI QUA”. NEL GIORNO DI PASQUA UN FILM SUGLI ABISSI DEL DOLORE

Un grande atto di coraggio e di intelligenza, programmare su Raiuno, adesso, “Al di qua” di Corrado Franco. Un documentario sui senza fissa dimora, un documentario tesissimo sul silenzio di Dio. Nel giorno di Pasqua, un film sugli abissi del dolore, della solitudine. Sul bisogno che abbiamo tutti di non essere soli. Di credere, se non a un Dio, alla vita e agli altri. Sulla santità dei miserabili, degli ultimi della terra. E’ in bianco e nero, questo film, ti taglia l’anima come un panetto di burro, ti ferisce i pensieri. Parla dei senza tetto. Anzi, non ne parla. Fa parlare loro.Quelle facce, che sembrano uscite da un film di Pasolini. Sono l’altra faccia della nostra modernità. Viviamo nel 2016 ma siamo ancora in un Medioevo buio, freddo e crudo. E vediamo e sentiamo persone che hanno perduto, prima di tutto, gli affetti che avevano. Una madre, i genitori, una donna. E che si sono trovati soli, prima ancora che poveri. Che la prima povertà è la solitudine. Alcuni di loro bestemmiano, altri provano a crederci, in un Dio che da qualche parte ci deve pur essere. Uno ha la faccia che sembra quella di Javier Bardem, e una vita tanto più dannata. Hanno cicatrici, hanno ricordi di guerra o di dolori intimi. Alcuni credono con la fede assoluta di chi non crede possibile che la vita, tutta quella che ci è data, sia solo questa qua. Corrado Franco li filma in bianco e nero, con grande attenzione alla dignità di chi filma, ma anche grande attenzione all’immagine. Ne viene fuori un film forte, per niente solo “documento”, ma anche arte. Non so se mi spiego. Non c’è un’inquadratura presa a caso. E dopo tanti film che ho visto su san Francesco, questo mi sembra l’unico film veramente francescano, e pasoliniano, che ho visto da tanto tempo in qua.