RI-FATE PRESTO

RI-FATE PRESTO

RI-FATE PRESTOL’11 novembre 2011, nel mezzo della più grave crisi economica italiana, con lo spread a 530 punti dal Bund tedesco, con i mercati internazionali che come lupi sentivano odore di sangue, il mio amico Roberto Napoletano, allora direttore del Sole 24 Ore, pubblicò un titolo cubitale che occupava quasi metà della prima pagina del giornale.Il titolo era di due sole parole: “FATE PRESTO”.Quel titolo, che portava in sé la memoria di quanto aveva scritto Il Mattino di Napoli all’indomani del terremoto dell’Irpinia del 1980, è diventato oggi un logotipo della crisi italiana, una frase che all’epoca fu ripresa da tutti i giornali del mondo (era in prima pagina anche sul New York Times) e che viene detta e ripetuta come fosse un proverbio. È diventata la citazione necessaria, l’epitome di quella stagione drammatica, al pari della frase pronunciata da Mario Draghi, “Whatever it takes”.Ieri, 16 aprile, Roberto Napoletano, oggi direttore de Il Quotidiano del Sud – L’Altra voce dell’Italia, ha ripreso e aggiornato quel suo titolo di allora, per adattarlo alla nuova crisi incombente, con la pandemia che – dati e previsioni macroenomiche alla mano – rischia di squassare l’Italia più di ogni altro Paese europeo : RI-FATE IN FRETTA, ha titolato Roberto.E il suo grido si attaglia perfettamente a questo “bivio storico”, come lo chiama, al passaggio drammatico del nostro paese, che già mostra dati economici così negativi come non conoscemmo neppure nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale: in poche settimane il debito pubblico è passato a 2.500 miliardi, salendo dal 134% al 155,5% del PIL, e il parametro di Maastricht ha sfondato quota 3% guizzando già ora a 8-9%. L’Italia sta per cadere in una voragine dalla quale potremmo non risalire più.