CONTE, UNA LEZIONE DI POLITICA ESTERA
E anche stasera Giuseppe Conte il messaggio lo manda. A pochi giorni dall’eurogruppo, fa una mossa.Manda un messaggio che tutti, nelle scorse settimane, avremmo voluto mandare ai Paesi Bassi. Su un pensiero che tutti avevamo. Ma che uscito dalla bocca di Conte stasera ha avuto altro peso. In un’intervista, con stile, calma, ma fermezza pone una “questione”. Parla della necessità di essere tutti solidali in Europa, ma poi si interrompe, non casualmente. E, usando come tecnica quella di “confessarsi”, pone un focus particolare. Si rivolge al giornalista tedesco che lo stava intervistando e gli fa: “Sa, ci sentiamo un po’ abbandonati dai paesi che traggono maggior vantaggio dall’Unione. Prendiamo, per fare un esempio – tanto per farne uno a caso, ndr – l’Olanda: con il dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali che trasferiscono lì la propria sede, e si garantisce così flusso di entrare massicce, che però vengono sottratte ad altri paesi europei. Parliamo di 9 miliardi l’anno.” Senza una sola parola fuori posto, senza vuote minacce, ora la questione dell’ipocrisia olandese è ufficialmente sul tavolo di quella che è la trattativa a porte chiuse dell’unione. Perché messa dal Presidente del Consiglio. E perché chi in Europa dovrà leggerla, la leggerà. E ne trarrà le conclusioni. E forse tra quelle conclusioni vi sarà anche che, finita questa emergenza, l’Italia potrebbe pensare di sentire dentro quell’incontenibile bisogno di fare come sta facendo l’Olanda: chiedere all’Unione maggiore serietà, rigidità, moralità sul fisco. E quindi di mettere fine ai paradisi fiscali. Proprio come quello olandese. È allora così che si fa politica estera.Senza urlare, senza pagliacciate. Ma usando intelligenza ed abilità per mandare i messaggi giusti in quella che è una rete diplomatica complicatissima. Un qualcosa che, diciamocelo, anche stasera Conte ha fatto. Dando una lezioncina a chi in politica estera ci fa vergognare.
