PAOLO BECCHI O L’INUTILITÀ DELLA FILOSOFIA

Paolo Becchi, il 64enne professore di Filosofia del diritto secondo il quale “non è la mortalità eccessiva a livellonazionale che giustifica il blocco prolungato dei diritti e della vita degli italiani” (così ha scritto in un intervento ospitato maldestramente dal “Sole 24 Ore”), è stato fermato da una pattuglia di vigili urbani a Genova e ha piantato una cagnara indecorosa finita sui mass-media. Può capitare di questi tempi, col coronavirus; è successo ad alcuni amici miei, e nessuno ha gridato al nuovo fascismo, ai diritti conculcati, allo Stato di polizia. È bastato tirare fuori l’autocertificazione e dare qualche spiegazione per risolvere la scocciatura. Invece Becchi, già esponente dei Cinquestelle e attuale collaboratore di “Libero”, ha perso la pazienza, cominciando a gridare in modo scomposto e fare la vittima in nome della Libertà calpestata. La colpa del vigile urbano? Avergli chiesto perché andasse in giro senza documenti, senza mascherina e senza guanti. Può darsi benissimo che le forze dell’ordine abbiano compiuto eccessi di zelo, sbagliando il tono, infliggendo sanzioni ingiuste poi ritirate. Ma in ogni caso mi chiedo: dove vive Paolo Becchi? Morale: quando aver studiato filosofia non serve a nulla, anzi dà un po’ alla testa. Qui sotto lo sfogo del prof una volta tornato a casa. Dice, dopo aver inveito verso le forze dell’ordine, di essere “stato trattato come una bestia”.https://www.facebook.com/watch/?v=229134811486274&external_log_id=7ccd622a03b3ef5eaf931ab18d39e7fd&q=paolo%20becchi%20filosofo