25 APRILE, UN’OCCASIONE PER RIPERCORRERE QUELLA EPOPEA
IN UNA GIORNATA COME QUESTA E’ GIUSTO, E PER NULLARETORICO, CHIEDERSI COSA SPINSE I NOSTRI PADRIA METTERE IN GIOCO LA LORO VITE, «SCONVOLGENDOLE PROPRIE ABITUDINI DI RAGAZZI E DI UOMINI» La festa del 25 aprile è un’occasione per tutti per ripercorrere, al netto della retorica, quella epopea. Una domanda che interpella tanti giovani e naturalmente anche chi ha avuto in casa un nonno o un padre che in quei mesi presero le armi. Ognuno spinto da motivazioni diverse, i nazisti, i fascisti, la libertà, l’onore della patria, lo spirito d’avventura, la propria fede politica. Per chi ha avuto la “fortuna” di un padre che rifiutò di arruolarsi nelle file della Repubblica sociale, fu deportato in Germania, ne fuggì e salì in montagna, dopo aver riflettuto per decenni su quella scelta paterna, sono state risolutive le parole di due scrittori. Giacomo Noventa: «Gli uomini della Resistenza avevano combattuto ancora prima che contro il fascismo, contro se stessi. Avevano dovuto mettere un segno interrogativo o negativo a tutto ciò che avevano pensato essi stessi», «i propri rapporti sentimentali, famigliari, tutto il proprio pensiero e la propria vita». E Jean Paul Sartre scrisse che fu una scelta compiuta «in quella responsabilità totale nella solitudine totale», che è «la rivelazione stessa della nostra libertà». Se pensiamo al diluvio di messaggi che oggi stimolano il nostro spirito critico e il deserto che aveva invece accompagnato quelle giovinezze, comprendiamo meglio la potenza di chi, un giorno, decise di mettere in gioco la propria vita, la cosa più preziosa di cui disponevano.
