LOCKDOWN E LOCKOUT

LOCKDOWN E LOCKOUT

Fiumi di inchiostro e mongolfiere di fiato sono stati spesi da tutti su ogni aspetto del cosiddetto lockdown. E’ giusto che sia così, dal vaccino liberatorio fino all’altrettanto liberatoria cacca del cane tutto è importante in una crisi dove il bisogno generale si somma a sessanta milioni di bisogni particolari. Nessun aspetto è stato dimenticato dagli addetti ai lavori, dai media e dai tuttologi del web. Quasi nessun aspetto, perchè di che fine hanno fatto quei 562.000 immigrati irregolari(stima ISMU del 2019)nessuno è sembrato preoccuparsi troppo se non in relazione alla preziosa vita dei nostri carciofi e cavolfiori che nessuno vuole raccogliere. Eppure sembravamo così empatici e caritatevoli con quell’africano che ci portava il carrello del supermercato fino alla macchina, con l’albanese che ci imbiancava il garage e tosava il prato, con il vucumprà indiano dal sorriso a 64 denti e persino col mutilato bosniaco che ci lavava il parabrezza con l’unico braccio rimasto. Qualche parola forse l’abbiamo spesa per le nostre colf e badanti, ma il dubbio che sia stato solo perchè presto ci serviranno di nuovo è del tutto legittimo. Di cosa vivono, dove dormono e come si curano sembra che non importi un cavolo a nessuno. Noi abbiamo il lockdown chiusi dentro le nostre case e loro hanno il lockout, chiusi fuori dalle nostre esistenze.Abbiamo combattuto per il diritto alla corsetta, alla passeggiatina col cane un po’ più lunga, alla settimana enigmistica e alla padella nuova. Mica possiamo preoccuparci di tutto, ecchecavolo. Chissà se quando forse li rivedremo riusciremo a salutarli sorridendo senza provare vergogna o perlomeno un po’ d’imbarazzo.