QUEL GRIDO CHE PROFUMAVA DI LIBERTÀ

QUEL GRIDO CHE PROFUMAVA DI LIBERTÀ

Mio nonno è morto a 100 anni.E mi ha sempre raccontato tantissime storie di tutta la sua vita, comprese quelle che riguardavano il periodo fascista. Ieri, però, mia madre me ne ha nominata una che non ricordavo.O forse, semplicemente, non me l’aveva mai raccontata.Per lui, probabilmente, era solo un singolo episodio tra i mille di un’esistenza che aveva visto le prime automobili e i primi telefoni arrivare in città e che poi si è conclusa con internet e gli smartphone, ma se ci pensate è molto significativa. Del 25 aprile 1945 lui ricordava solo che si era rifugiato in campagna, assieme a mia nonna e mia madre appena nata, lontano dai bombardamenti della città. Poi, un bel giorno, una donna ha iniziato a gridare all’improvviso.Gridava con tutto il fiato che aveva in corpo.Ma non erano urla di dolore, era solo qualcosa che probabilmente si teneva dentro da tanto, troppo tempo. Quella donna, il 25 aprile del 1945, nel bel mezzo della campagna toscana, gridava: “Io sono ebrea!”.