GIUSTO RIAPRIRE GRADUALMENTE. PERCHÉ CENTINAIA DI PERSONE CONTINUANO A MORIRE OGNI GIORNO
Ho perso il conto dei giorni. Quarantotto? Era il 10 marzo? Penso di sì. Dunque, sono passate otto settimane dal Lockdown e siamo tutti stanchi di quarantene e distanziamenti sociali. Nella conferenza stampa di ieri sera del premier Conte si voleva sentire la parola magica “liberi tutti”, in sicurezza ma “liberi tutti”. E chissenefrega degli esperti, degli epidemiologi, degli infettivologi, dei virologhi, dei sapientoni dell’Istituto superiore della Sanità. Anche i Vescovi hanno avuto a che ridire contro le nuove regole in vigore dal 4 maggio. “Libertà di culto”, hanno gridato. E Salvini? Non vedeva l’ora di incitare la gente a ribellarsi. Sia chiaro: insofferenze e critiche sono più che legittime ma non ci sono bacchette magiche. Cedere oggi potrebbe significare rimpiombare in un nuovo Lockdown senza via d’uscita. Ancora oggi migliaia di persone entrano in contatto con il virus. Ogni giorno continuano a morire centinaia di persone e non è stato ancora scoperto il vaccino. Dunque, riapriamo ma gradualmente. Questo del 4 maggio sarà un primo test come lo ha definito il virologo Pregliasco: dobbiamo capire come sarà il nostro approccio da cittadini. Già per il 18 maggio il governo ha annunciato un nuovo decreto. Dobbiamo imparare a convivere con il Covid19. C’è un punto sul quale la discussione è legittima. Ci sono realtà, regioni, dove il contagio è ridotto al minimo, dove i decessi si contano sulle dita di un mano. Certo, bisognerebbe modulare i provvedimenti realtà per realtà vietando, in questa fase di transizione, gli spostamenti tra regioni, lasciando ai governatori di stabilire termini e modalità di quelli interni. Ma è sulla partita economica che non c’è gradualità che tenga. Le imprese per ripartire hanno bisogno di liquidità, i lavoratori regolari e gli “invisibili” hanno bisogno subito di salario, e anche i senza lavoro, inclusi le migliaia di immigrati irregolari, hanno bisogno di un reddito d’emergenza. Bisogna fare presto, prima che la situazione degeneri.
