SAPETE COS’E’ UNA “LAPAZZA”?
Eravamo ai primi di marzo quando avvertii l’esigenza di pensare da subito che si dovesse mettere attorno ad un tavolo il meglio della conoscenza, per definire un nuovo modello di Italia e di vita in Italia. Avvertivo che proprio perchè l’emergenza covid 19 ci stava facendo precipitare giù, giù, dovevamo pensare in grande per uscire, poi, dal baratro con un progetto di ampio respiro che curasse gli errori e i crimini del passato e predisponesse – la dico grossa – un ordine nuovo. Eravamo lontani dall’istituzione di una commissione, come poi si fece, con a capo Colao che tutti giudicavano e giudicano bene, benissimo. E non ho motivo di metterne in discussione le capacità. Si varò la commissione, siamo arrivati ad oggi, con tanti problemi, di impensabile dimensione, ma con una prevalenza dei divieti, e con un certo zigzagare, spia di una navigazione a vista rischiosa. Era l’occasione per far crescere una coscienza, una idea di responsabilità in un Paese male educato, non ci abbiamo provato. Troppo complicato, abbiamo pensato. Pensavo io, da profano e inadeguato osservatore, che attorno al tavolo per ricostruire l’Italia e gli italiani, non si dovessero mettere solo esperti di sanità, di economia e finanza, od anche – come si è fatto – un sociologo ma con preminente interesse economico. Pensavo si potesse dare qualche sedia anche a uomini e donne di cultura, studiosi di antropologia, sociologi che andassero oltre al dato del lavoro e dell’impresa. E filosofi, si, comunque gente che sapesse leggere l’intimo, nel bene e nel male, di questa disastrata e disastrosa Italia. Così non è stato, e l’Italia è stata affrontata – mi pare – come si può fare quando una multinazionale deve decidere un investimento.in questo o quel Paese. Un piano sanitario e finanziario. Questa commissione non credo sia stata in grado di scrutare nell’intimo gli italiani, raccontarlo a chi ha l’onere di governarlo, perchè i provvedimenti fossero adeguati ai bisogni, a tutti i bisogni e ai bisogni di tutti. E con una prospettiva precisa e coraggiosa. E così capita che i provvedimenti siano conditi di gaffe, perchè manca profondità alla conoscenza, all’analisi, all’elaborazione dell’una e dell’altra. Sono fatti di fretta, confusamente e per l’emergenza. E basta. C’è un’espressione nella mia Agrigento che sta bene a definire quel che ho detto fin qui male. Ad Agrigento, quando si chiede alla pubblica amministrazione, al Comune, di fare un intervento, mettiamo per una buca in strada, spesso capita che l’intervento si risolva con una grossolana e incerta staccionata di legno che regge alla meno peggio e che non risolve granchè, rinvia soltanto. Quella fragile staccionata di pronto intervento che spesso finisce con l’essere definitiva, o quasi, si chiama “lapazza” e l’intervento è definito “allapazzata”- Lapazza e allapazzata hanno finito con l’entrare nel parlare comune quando c’è da definire una cosa fatta male e in fretta. Ecco, i provvedimenti di queste ore, ora buffi, ora crudeli, ora spia di pericolosi ritardi culturali, sono lapazze. ( la foto è solo una foto del tempo ).
