40 ANNI SENZA ALFRED HITCHCOCK

Ci ha lasciatiquarant’anni faSirAlfred Joseph Hitchcock. Ci ha lasciati il suo corpo ma i suoi film sembrano continuare quel dialogo tra lui e il pubblico iniziato poco meno di un secolo fa. Ci ha lasciato in eredità opere indimenticabili, portatrici di innovazioni cinematografiche, simbolismi e giochi di prestigio con la macchina da presa. Per rendergli omaggio e raccontarlo meglio mi serve un flashback e un altro artista, regista come lui, lì ad intervistarlo. Agosto 1962. Il giovane François Truffaut ha già diretto tre film, donando forma e affermazione alla Nouvelle Vague. Pubblica articoli perCahiers du cinéma, la più prestigiosa rivista cinematografica francese, e adoraAlfred Hitchcock.Alle prese con il suo quarantesimo film,Gli uccelli, Hitchcock è conosciuto in tutto il mondo come il maestro della suspense, ma viene spesso etichettato come un semplice esperto dell’intrattenimento dai critici americani che ne sminuiscono le grandi doti registiche. Doti che non sono passate inosservate, invece, proprio dal critico francese che, per consacrare il grande maestro britannico, gli chiede un’intervista approfondita su tutti i suoi film. Una conversazione tra due grandi autori sulla settima arte, che darà origine al libro di Truffaut,Il cinema secondo Hitchcock, pubblicato nel 1966, e al documentario di Kent Jones,Hitchcock/Truffaut(disponibile suAmazon Prime Video). Un tributo al cinema, impreziosito dalle riflessioni e analisi di grandi registi contemporanei, tra cui Martin Scorsese, David Fincher e Richard Linklater. Ecco adesso sapete cosa guardarvi stasera. Perché è una semplice e pura delizia per i cinefili ascoltare le parole del regista, ma soprattutto dell’uomo Hitchcock, con le sue fobie e le sue ossessioni; ma anche l’occasione, per i meno esperti, di dare uno sguardo profondo ad un autore di autentici capolavori.Lo sentirete pronunciare frasi come “la logica è noiosa”, “non ci sono volti finché una luce non li colpisce” e “non mi trovo a mio agio nell’ordinario”; dichiarazioni che suonano come dogmi per chi ne ha sempre ammirato l’operato in ogni film. Così fra gli spezzoni dei dialoghi tra François e Alfred, vengono dipinte tutte le tematiche del cinema hitchcockiano. La definizione disuspense, provocata ad arte dal regista inglese, da molti considerata strettamente legata alla paura, viene estesa, dai due protagonisti di questo documentario, ad ogni tipo di sensazione emotiva.Al registratore di Truffaut, “il maestro del brivido” spiega la dimensione delle immagini e la dilatazione del tempo, ulteriori mezzi usati dal maestro per dialogare con il suo pubblico ed espone quanto allungare o accorciare il tempo cambi la percezione della sequenza da parte dello spettatore. Le inquadrature dall’alto, che a Linklater e Scorsese suggeriscono un punto di vista religioso, onnisciente.Ma in questa occasione la nostra curiosità non viene dissetata: alla domanda di François , “Accetta di essere considerato un artista cattolico?”, chiederà di spegnere il registratore. E poi il rapporto conflittuale con gli attori, a causa delle sue esigenze, volte a rendere perfetta ogni singola scena; il loro sguardi “usati” per esprimere emozioni o guardare ciò che provocherà una reazione del pubblico. Come il cinema muto abbia influenzato, rendendola pura e limpida, la tecnica visiva che Hitchcock userà negli anni a seguire, raffinandola; “Si può guardare un suo film senza dialoghi o musiche, riuscendo a coglierne la sua gran parte” dirà Linklater. La poetica del filmLa donna che visse due volte, opera-stratagemma avvolta da una lentezza onirica che non viene mostrata negli altri suoi film; “Racconto la storia dal punto di vista di un uomo emotivo. Ero affascinato dagli sforzi per ricreare una donna partendo dall’immagine di una defunta” confesserà a Truffaut. Il rapporto con il pubblico che, da sempre una sorta di legame profondo, culmina conPsyco, suo maggior successo commerciale. Il depistaggio iniziale della storia crea aspettative nello spettatore che poi saranno brutalmente capovolte, con la scena che spaventerà più di tutte le platee di tutto il mondo. Il film che diede maggior soddisfazione al regista e consapevolezza del suo talento; “Non è stato un messaggio, né un romanzo molto apprezzato ad aver sconvolto il pubblico. È stato il film puro” dichiara Hitchcock a Truffaut. In quella che forse rappresenta la più profonda chiacchierata sul cinema. Non nascerà solo un libro da questa intensa e lunga intervista. Sboccerà una vera amicizia tra i due cineasti che per anni continueranno a confidarsi su trame e dubbi artistici. Uniti per l’amore di quella settima arte che anche noi amiamo. E amiamo ancora di più, grazie a loro. Fine del nostalgico flashback. Oggi sono quarant’anni che siamo senza Alfred Hitchcock. Ma come recitò il primo giornalista che scrisse sul cinema: “adesso la morte cesserà di essere assoluta”. Soprattutto quella di Alfred.