COUNT BASIE, L’OCCASIONE PERDUTA

COUNT BASIE, L’OCCASIONE PERDUTA

Ho un lontano rammarico che risale a una notte d’estate di tanti anni fa, a Villalago, a due passi da Terni. Era la terza edizione di Umbria jazz, quella sera dovevano suonare Giorgio Gaslini, la band di Elvin Jones e, appunto, Basie e la sua spettacolare orchestra. Non l’avevo mai visti dal vivo, pur essendo un grande ascoltatore della più travolgente macchina da swing, con quella ritmica che aveva nelle note distillate del leader e nella chitarra di Freddie Green, il piú grande dei jazzisti che non hanno mai fatto un assolo, il segreto di una scansione irripetibile del ritmo. Non avevo mai avuto occasione di ascoltarli dal vivo e non l’avrei più avuta perché quel giorno Basie e i suoi non arrivarono mai a Villalago, il loro pullman era stato bloccato dalle troppe macchine parcheggiate lungo la salita per arrivare al luogo del concerto. Umbria jazz era diventata una Woodstock italiana, assaltata da un pubblico inatteso. Basie a fine nottata, rientrato in hotel, commentò, con la sua ironia condita da una bella risata: «È la prima volta che vengo pagato per non suonare».