LA CATEGORIA DELLO SPETTACOLO, GRANDE DIMENTICATA NELLA FASE DUE
Fase cosa? C’è una categoria per la quale non solo non si parla di riapertura, ma di cui, sotto il regno del coronavirus, non si parla proprio in assoluto, mi pare. E’ il mondo dello Spettacolo. Musica, Cinema, Teatro, Concerti, Cabaret, Intrattenimento, ecc. Questo silenzio è gravissimo e folle. E lo è perché, senza contare il valore assoluto che lo Spettacolo, in ogni sua forma, ha nella vita, nella società, nella formazione, nel piacere, e nella sanità psicologica, sociale e mentale delle persone, va ricordato con forza e determinazione che in questo settore lavorano centinaia di migliaia di lavoratori. Eh sì. Perché lo Spettacolo non è fatto solo di quella ventina di attori che tutti conoscono, o da un pugno di cantanti più o meno noti. C’è un mare di gente che, lavorando nello Spettacolo, permette al pubblico, a milioni di spettatori, di passare ore felici, in un teatro, al Cinema, in una piazza, davanti alla tv, ma anche al computer e al telefono. Ci vogliono centinaia di migliaia di specialisti per “costruire” quel meraviglioso e immenso mondo dell’Intrattenimento e Spettacolo di cui, in ogni sfaccettatura, godiamo. Ci sono tutti quegli attori meno noti di cui magari non ricordiamo il nome ma che ci fanno compagnia da sempre e ci sembrano ormai quasi persone di famiglia; ci sono i comprimari, i figuranti, le comparse, i coristi, i musicisti, i ballerini, i coreografi, i tecnici del suono, i macchinisti, gli operatori, gli scenografi, i costumisti, i falegnami (le scene vanno costruite) gli attrezzisti, le sarte ( gli abiti vanno cuciti), i parrucchieri, i truccatori, gli elettricisti, i registi, gli aiuto registi, i segretari di edizione, le controfigure, gli stuntmen, i doppiatori, gli arrangiatori, i direttori d’orchestra, gli orchestrali, gli autori, gli sceneggiatori, gli aiuti vari, i servizi d’ordine, i catering, i produttori, i suggeritori, gli amministratori, i fonici, i microfonisti, la sicurezza, le “maschere”, i proprietari dei locali, dei teatri, delle sale, dei cinema, dei cabaret, delle sale da ballo, delle discoteche, gli sbigliettatori, gli organizzatori, ecc. ecc. ecc. e chissà quanti lavoratori, pur essendo lo spettacolo il mio mestiere da sempre, mi sto dimenticando di citare. Aiutatemi voi a ricordare. E tutte queste persone, che il pubblico non vede, che stanno dietro le quinte, ma reggono in piedi tutto quanto, hanno anche delle famiglie. E tutte queste persone, che smuovono un settore che produce miliardi di fatturato, lavorano per rendere più bella, più felice, più allegra, più leggera e insieme più profonda e intensa, la vita di tutti gli altri. Non si vive di solo pane. Queste persone portano sulle loro spalle un carrozzone di sogni, come da secoli hanno fatto gli scavalcamontagne di altri tempi, quando le compagnie teatrali e musicali viaggiavano portando ovunque, fin nell’utlimo paesino, nella più piccola piazza, la fresca boccata d’aria, di ossigeno, di novità e di conoscenza che è sempre stata ogni forma di spettacolo. Questa gente senza la quale non ci sarebbero gli anfiteatri greci e romani, non esisterebbe il Colosseo. Questa gente che dalla notte dei tempi ha capito che basta un uomo che parla e racconta qualcosa che incanta a qualcuno che ascolta ed è nato il teatro, e da lì tutto quanto. “Tutto il mondo è un palcoscenico, e ogni singolo essere umano non è che un attore”, diceva Shakespeare. Salviamo il Teatro, lo Spettacolo, e salveremo noi stessi. Che la Politica lo ricordi. O una risata, amarissima e tuonante, di un pubblico immenso, li seppellirà.
