DOPO VENTISEI ANNI DALLE STRAGI, CHI HA UCCISO FALCONE E BORSELLINO?
DI CLAUDIA SABATante sono le ipotesi, che gravitano intorno alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per capire la validità di una tesi piuttosto che un’altra, è necessaria una premessa sugli anni che la precedono.Una di queste tesi, parte da molto lontano. Dal 1963.Da quando cioè John Fitzgerald Kennedy, s’insedia alla Casa Bianca e durante il suo viaggio in Italia, incontra Aldo Moro.Tra i due, nasce un’alleanza che si va sempre più rafforzando negli anni.Questa alleanza tra i due, desta però molta preoccupazione nella destra americana. E così la CIA, in origine progettata come organismo informativo per la elaborazione della politica estera del Capo della Casa Bianca, si trasforma e diventa sempre più estremista, insinuandosi negli affari interni di alcuni paesi nel mondo.In Italia operano con i servizi segreti e successivamente con una struttura militare segreta, denominata “Gladio”. La morte di Aldo Moro e la strage di Piazza Fontana, sarebbero opera proprio della Gladio. Il primo a scoprire la falange armata della CIA in Italia, la Gladio, è il Giudice Imposimato “che indaga anche sulla scomparsa di Emanuela Orlando”. (Lo riporta lo stesso Imposimato nei suoi due ultimi libri pubblicati) I giudici Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Ferdinando Imposimato, iniziano a collaborare, nei primi anni ’80.Lavoreranno insieme dal 1980 al 1985. Imposimato conduceva una indagine a Roma, su Michele Sindona mentre Falcone lo indagava a Palermo, per associazione mafiosa.Nel 1980 il giudice Imposimato si reca a Palermo e qui conosce anche il consigliere Rocco Chinnici che insieme a Caponnetto, organizzano e coordinano il pool antimafia.Tornato a Roma, invia ai due giudici di Palermo, il fascicolo raccolto contro i mafiosi “Rosario Spatola, Salvatore Inzerillo e Giovanni Gambino”.Paolo Borsellino si occuperà delle indagini sugli Inzerillo e Greco.I pool di Roma e Palermo, iniziano a scambiarsi informazioni sulle stragi.Stragi e omicidi commessi per mano di questo gruppo segreto, “creato da un potere massonico” che, attraverso la CIA e con l’aiuto della mafia e del terrorismo italiano, genera paura tra la gente. Imposimato e Falcone si coordinano nelle indagini.Falcone s’impegna seguendo il filone finanziario.Imposimato invece, seguendo la pista delle stragi, scopre alcuni collegamenti nella capitale con la potente banda della Magliana che gestiva il traffico di droga a Roma per conto della camorra e la mette sotto scacco.Falcone, indaga anche sulla morte del Generale Dalla Chiesa.Ad aiutarlo nelle indagini è Ninni Cassarà vice questore della squadra mobile di Palermo. A gennaio del 1983 viene ucciso il giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, ad agosto dello stesso anno il consigliere istruttore di Palermo, Rocco Chinnici e ad ottobre anche Franco Imposimato, fratello di Ferdinando, dalla banda della Magliana.“Lo scopo era quello di fermare le indagini su Cosa Nostra e sull’assassinio di Aldo Moro”.Due anni dopo, altri due commissari di Polizia, Beppe Montana e Ninni Cassarà, vengono uccisi mentre a Trapani si organizza una strage contro il giudice Carlo Palermo.E’ il 1985 quando il giudice Imposimato, minacciato di morte, decide di lasciare l’Italia e trasferirsi a Vienna, per lavorare liberamente sul narcotraffico.Da li si sposta poi in America latina, dove collabora con altri importanti giudici impegnati nella lotta alla produzione di droga. Nel 1989, all’Addura, si verifica un primo attentato alla vita di Giovanni Falcone ma il tentativo va a vuoto grazie all’intervento degli agenti Emanuele Piazza e Antonino Agostino, uccisi assieme a Ida Castelluccio, moglie di Agostino.In molti, all’epoca, si aspettavano la nomina di Giovanni Falcone alla guida dell’Ufficio Istruzione di Palermo, ma il Consiglio Superiore della Magistratura boccia tale nomina e al suo posto viene scelto Antonino Meli.Il suo arrivo, mette di fatto fine, al pool antimafia.Il CSM apre tre inchieste su Falcone.L’accusa è di aver contribuito ad insabbiare le indagini per gli omicidi dell’onorevole Piersanti Mattarella nel 1980 e dell’onorevole Pio La Torre nel 1982.Paolo Borsellino, schieratosi in difesa di Falcone, viene ammonito dal CSM. Nel 1990 Falcone decide di indagare su Gladio ma il Procuratore di Palermo, Pietro Giammanco, amico di Andreotti , si oppone categoricamente a quella scelta.Falcone lascia la Procura di Palermo.Claudio Martelli, che aveva deciso di combattere la mafia, lo chiama a Roma per dirigere il più importante ufficio per i reati penali: il Ministero della Giustizia.Paolo Borsellino resta invece a Palermo.Continuerà a vedere comunque Giovanni Falcone, sia al Ministero che a Palermo quando Falcone torna nella sua terra.Nell’agosto del 1990 il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti ammette l’esistenza di una organizzazione paramilitare: la Gladio Stay Behind.Andreotti riferisce che la Gladio esiste per difendere l’Italia in caso di invasione da parte della Unione Sovietica.In realtà i motivi sarebbero altri. “Si sospetta infatti, che Andreotti e il Ministro dell’Interno Francesco Cossiga sarebbero a capo della Gladio in Italia”. Falcone e Borsellino, che indagavano su Gladio e su ingenti flussi di denaro provenienti dal Picus, diretti a finanziare il comunismo in Italia, intuiscono la verità e cioè che la Gladio sarebbe coinvolta negli omicidi del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, dell’onorevole Pio La Torre, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie Emanuela Setti Carraro a cui si aggiungerebbe nel 90, anche l’omicidio del giudice Rosario Livatino della Procura di Agrigento.La Commissione parlamentare Stragi accertò che la Gladio – Stay Behind era un’associazione illegittima guidata dalla CIA per controllare i servizi segreti italiani e altri servizi segreti del mondo occidentale.Si scopre poi, che gli esplosivi usati per tutte le stragi commesse in Italia provengono dalla base Nato in Sardegna di Capo Marrargiu.Successivamente una parte di questo esplosivo viene trasferita al porto di Gioia Tauro e da lì alcune piste investigative la imputano ad alcuni esponenti della mafia siciliana che si recano con un peschereccio a Gioia Tauro e fanno rientro in Sicilia con il tritolo a bordo.Tritolo che verrà poi usato per la strage di Capaci e per quella di via D’Amelio. Nel 1991 Falcone scrive nella sua agenda alcuni appunti.Riguardano il coinvolgimento di Gladio negli omicidi avvenuti a Palermo. Ne parla con Borsellino, che annota quelle notizie sulla famosa agenda rossa scomparsa dalla sua macchina.Paolo Borsellino rivela di aver saputo molte cose da Giovanni Falcone, ma di non poterne parlare pubblicamente.Nel ‘92, la strage di Capaci mette fine alla vita di Falcone.Due mesi dopo, anche Borsellino verrà ucciso, nell’attentato di Via D’Amelio.Ma chi sono i veri mandanti della loro morte?Il giudice Imposimato non smette di indagare e nel 2012, grazie al suo amico ex giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio, entra in possesso di alcuni documenti allegati alla requisitoria del Pubblico Ministero Emilio Alessandrini sulla strage di Piazza Fontana, del 12 dicembre 1969 .Nei documenti si parla per la prima volta di “guerra occulta”, operata con la strategia della tensione, alimentata dagli Stati.Si parla di Gladio, e di come, negli anni, avesse messo radici in varie parti del mondo attraverso “gruppi di pressione internazionali”, tra cui “Bilderberg, con la CIA come braccio armato negli attentati, sostenuta da alcuni Paesi tra cui gli Stati Uniti”.Notizie confermate anche da Francesco Elmo, uno studente di destra, il quale confessò ai PM di Trapani il coinvolgimento di Gladio nella strage di Capaci contro Falcone, negli omicidi dell’onorevole Pio La Torre, di Piersanti Mattarella, nella strage del consigliere Rocco Chinnici, nella strage Pizzolungo contro Calo Palermo, e in altri delitti.Questi elementi, consentirono al Giudice Imposimato di scoprire che le stragi in Italia, partivano tutte da Gladio, a cominciare dalla Strage di Portella della Ginestra. Nel settembre 2016 , alla NY University il giudice Imposimato tiene diverse conferenze.Qui ricostruisce la strategia della tensione in Italia e di come questa, avesse condizionato la vita politica del nostro Paese, affermando che “furono i depistaggi istituzionali nelle indagini e nei processi per le stragi del 1992, ad impedire l’accertamento della verità”. Il 20 aprile 2017, dalla Corte di Caltanissetta riparte la tesi del depistaggio istituzionale concludendo che Scarantino fu indotto a mentire da altri.Viene chiesto alla Procura di riaprire l’indagine precedentemente conclusa, nel 2015, con l’archiviazione del Giudice Indagini Preliminari. Non è difficile intuire chegrazie al sostegno di forze internazionali pressanti, “alcuni esponenti ‘deviati’, del Governo italiano, mantennero il loroPotere eliminando Falcone e Borsellino”, che indagavano contro Gladio.L’entrata in scena di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, indicati dal boss Gaspare Spatuzza come i nuovi interlocutori di Cosa Nostra, era già avvenuta nel 2000.Lo aveva rivelato ilmafioso Giuseppe Monticciolo al magistrato Chelazzi di Firenze, aggiungendo che le stragi del 1993 erano state richieste a Leoluca Bagarella da Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, tramite il fattore di Arcore Vittorio Mangano.Secondo il mafioso Di Carlo, però, i rapporti di Berlusconi con i capi di Cosa Nostra, esistevano già dalla metà degli anni settanta . I fatti sono stati ricostruiti in documenti e sentenze, che non hanno mai portato alla condanna diretta, di Silvio Berlusconi. La recente sentenza di Corte d’Assise di Palermo pronunciata dal giudice Montalto finalmente afferma che vi è stata una trattativa tra Stato e Cosa Nostra.Individua tra alcuni dei responsabili tre ufficiali del Ros dei Carabinieri il fondatore di Forza Italia Dell’Utri e i boss mafiosi utilizzati come braccio armato.Il giudice Antonino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia che si è occupato del processo, ha ottenuto ventiquattro condanne per il reato di strage.Altre verità, sono scritte nella famosa agenda rossa di Borsellino. “Parti deviate dello Stato, hanno favorito i poteri criminali e la mafia in particolare”, cresciuta grazie alle trattative che ne hanno legittimato ogni azione.Falcone è l’ultimo omicidio di mafia ordinato dall’esterno insieme a, Mattarella, La Torre e Dalla Chiesa.Ma Borsellino, sapeva chi e perché, Falcone era stato ucciso.E avrebbe svelato ogni verità.Non c’era tempo di coinvolgere la mafia e si sarebbe organizzato così, un vero e proprio attentato da parte di quelle parti deviate dello Stato.Per cancellare e depistare ogni traccia.È di qualche giorno fa, una notizia che ribalta la storia della strage di via D’Amelio.La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di tre poliziotti per aver depistato le indagini sulla morte del giudice Paolo Borsellino avvenuta il 19 luglio del 1992.Il processo è stato chiesto per il funzionario Mario Bo e per i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei con l’accusa di calunnia in concorso.Si riapre quindi la tesi del depistaggio nell’indagine sull’attentato al giudice Borsellino, come sempre ribadito in questi anni, da Ferdinando Imposimato.Anche Salvatore Borsellino alla notizia di conferma sui depistaggi, ha affermato in un intervista:“Ho le mie idee, ma non posso fare qui i nomi. Spetta prima ai magistrati, alla politica, al paese, rispondere…” Processi, depistaggi, condanne per una verità, che, dopo tanti anni, tarda ancora ad arrivare. Sicuramente, molti equilibri di quella trattativa Stato-Mafia, sono venuti a mancare se adesso, alcune di quelle verità tenute sempre nascoste, iniziano finalmente, a prendere forma.
