QUANDO DARE BATTAGLIA AL GOVERNO PERCHÉ CALPESTA LA LIBERTÀ DI CULTO, DIVENTA LO STRUMENTO PER CERCARE CONSENSO
Eccola, l’arroganza. Cieca, sfacciata. Di una politica, Giorgia Meloni, che ha appena annunciato che domani, in Parlamento, darà battaglia al governo ed al suo decreto “che calpesta la libertà di culto”, al fine di ottenere che le messe si possano celebrare. Il solito strumentalizzare la fede. Perché lei è cristiana, lo sappiamo. Non perde mai occasione per dirlo. Però la cristianissima Giorgia Meloni non si fa scrupoli a salir sopra Papa Francesco, strappandogli di mano le funzioni e arrogandosi il diritto-dovere difender lei la Fede al posto suo. Perché il fatto che Papa Francesco abbia detto, a chiare lettere, che bisogna obbedire alle disposizioni, mettendo un punto alla polemica di alcuni sulle messe, lei non è che lo contesta: lo ignora. Non ci bada, non si abbassa neanche a prendere in considerazione le parole – notare bene – del Vicario di Cristo in terra. Così come ignora il fatto che, qualche giorno fa, la Cei si sia già detta soddisfatta per il successivo accordo raggiunto con il governo proprio sul tema. Agendo così rivolge allora uno sfregio, un insulto gravissimo tanto al Papa quanto alla Chiesa, che si moltiplica nel suo, appunto, dirsi una fedele. Mentre a noi rivolge invece l’ennesima prova che questo, proprio questo è il succo, l’intimo io di queste persone: una letale miscela di ipocrisia e inverosimile arroganza finalizzata al solo, esclusivo scopo di far loro inseguire l’unica cosa a cui realmente tengono. Che non è l’Italia, non sono le persone e i loro diritti.
