CORONAVIRUS – MA QUANTE NORMALITA’ CI AUGURIAMO DOPO TUTTO QUANTO STA ACCADENDO?
Si parla tanti di ritorno alla normalità, giustamente, ma quale sarà la normalità? Più che quale sarà, bisogna chiederci quante sarebbero le normalità che potrebbero rimettere in sesto il Paese. La risposta è che sono parecchie le “normalità” di cui abbiamo bisogno, tutte “normalità” perse nel corso degli ultimi decenni e che hanno reso la nostra vita più difficile, sotto ogni punto di vista. La principale normalità che tutti ci aspettiamo è di poter stare in mezzo alla gente senza mettere in pericolo la salute, quella propria e quella degli altri, segno che avremmo sconfitto questo male terribile. Questa quindi è ovvio che sia in cima a tutte le altre normalità perché senza salute il resto conta poco o niente. Questo lo dice anche la Costituzione in tema di diritti ed è proprio la salute in cima a tutti gli altri che passano in seconda fila dando spazio e priorità al diritto alla salute. Lo dice anche la saggezza popolare: “quando c’è la salute c’è tutto”. La normalità di poter guardare a chi ci rappresenta senza dovercene vergognare sia per il modo di porsi sia per la loro rettitudine morale, per la loro onestà, per la concretezza, basta slogan. Oggi siamo purtroppo costretti ad assistere a scene indecorose: insulti, atteggiamenti volgari, strumentalizzazioni becere e blasfeme, negli ultimi giorni abbiamo conosciuto un campionario di “anormalità” in questo senso con punte forse mai raggiunte negli ultimi anni. E di sostanza molto poca. La normalità di non dare più spazio, attraverso i media, a personaggi che istigano all’odio, alla divisione, che spaventano la gente con discorsi che disorientano, che fuorviano. Esempi da non seguire ma da combattere, da qualsiasi parte arrivino. La normalità di poter discutere con un avversario in modo educato, moderato senza considerarlo un nemico da abbatterlo ogni mezzo anche illecito, anche basando la lotta sulle menzogne, sulle notizie false, gettando fango, illudendo chi poi deve dare loro il consenso. La normalità di vedere emarginati dalla vita pubblica e per sempre evasori, corruttori, corrotti, collusi con organizzazioni criminali, che magari indagati o già con condanne alle spalle girano indisturbati all’interno delle nostre istituzioni minandone la credibilità in campo nazionale e fuori dai nostri confini. La normalità di vedere una persona che ricopre una carica pubblica guardare agli interessi dei cittadini tutti, al di là dell’appartenenza politica. Pubblico significa di tutti i cittadini, non solo di una parte, decidendo quindi non per il consenso personale ma per il bene comune. La normalità di parificare il ruolo della donna a quello dell’uomo, con pari trattamento e considerazione in ogni settore della vita dello Stato. La normalità di vedere lo Stato che aiuta chi ha bisogno, lo Stato che non deve lasciare nessuno indietro. Tutti hanno il diritto di vivere dignitosamente senza dover ricorrere alla carità. La normalità che lo Stato gestisca direttamente quei servizi/diritti come la sanità, la scuola, la ricerca e non li demandi al privato che da diritti li trasforma in privilegi a scopo di lucro. Quanto stiamo subendo in questa emergenza dimostra quanto danno ha provocato il disattendere questo principio. La normalità di vedere premiato il merito. La normalità di sapere che i giovani hanno un futuro. La normalità di condannare ogni genere di intolleranza. La normalità di indignarci e protestare ai tanti richiami di un passato nefasto dove mancava ogni genere di libertà. La normalità di amare il nostro paese e di volerlo unito, rispettato da noi stessi principalmente, rispettandone le leggi, le regole scritte e non, sarebbe il modo giusto per ricevere poi il rispetto degli altri. Il rispetto lo si conquista non lo si deve pretendere come predicano abbaiando certi falsi difensori della “patria”, dal rispetto e dalla legalità nasce la credibilità di uno Stato. Tirando le somme se vogliamo veramente che quanto sta accadendo possa insegnarci qualcosa dobbiamo tornare a tutte queste normalità che abbiamo trascurate che ci hanno fatto perdere la strada giusta da seguire arrecando danni non solo materiali ma anche morali. Dobbiamo ritornare al rispetto degli altri, al rispetto dello stato, al rispetto delle istituzioni, al rispetto delle leggi dello stato che non vanno contestualizzate che non vanno minimizzate, troppe volte negli ultimi anni abbiamo sentito: “cosa vuoi che sia? Lo fanno tutti” e questo “lo fanno tutti” ha ucciso il senso della legalità, della morale, del civismo e aperto le porte delle istituzioni a chi non lo merita.Il contributo a tutto questo lo ha dato il berlusconismo, che ancora imperversa perché una gran parte delle anormalità citate sono frutto delle sue politiche, e se questo modo di interpretare la vita del nostro Paese vive ancora è perché in azione oggi ci sono tanti prodotti di quel trentennio che passeggiano sulle rovine di chi quelle rovine le ha provocate. E’ difficile, molto, ma non possiamo non provarci.
