MODESTA PROPOSTA SUI DAVID DI DONATELLO

MODESTA PROPOSTA SUI DAVID DI DONATELLO

Venerdì sera, scrivendo a tamburo battente subito dopo la fine dei David di Donatello in diretta su Raiuno, ho fatto notare che il doppio premio andato a Marco Bellocchio per “Il traditore”, alle categorie miglior film e migliore regista, poteva suonare pleonastico, inutilmente rafforzativo. Nulla da dire sulla scelta fatta dei giurati per il riconoscimento più rilevante, insomma il primo posto; sulla regia, però, avrebbe avuto senso differenziarsi. Fossi ancora in quell’augusto consesso, io avrei premiato Matteo Rovere per “Il primo re”, ma questo è un’opinione personale, certo discutibile. Resta il problema, secondo me. Siccome votano in tanti, anche dopo il restyling impresso da Piera Detassis alla giuria, mi pare impossibile intervenire su quel versante, verrebbe meno il senso dei David, cioè di uno scrutinio in forma di referendum, non esposto a manovre e manovrine per orientare masse di voti. Si potrebbe però intervenire sullo statuto dell’Accademia. Come? Prevedendo che i giurati non possano votare uno stesso titolo per il miglior film e per il miglior regista. A me parrebbe una scelta legittima, anche ragionevole, non vessatoria.