LE SCELTE STRATEGICHE DI FONTANA E GALLERA

La previsione è del professor Antonio Pesenti, direttore della Rianimazione del Policlinico, cioé della struttura che ha gestito fin qui l’ospedale alla Fiera: “Io penso che noi a breve chiuderemo l’attività della Fiera se le cose vanno avanti così, e a breve intendo entro un paio di settimane”. Dalla Regione dicono che ci stanno pensando, e con linguaggio burocratico affermano che “ogni decisione relativa alla rete ospedaliera lombarda va inserita nell’ambito di una programmazione che spetta esclusivamente alle scelte strategiche complessive della Direzione generale Welfare della Regione Lombardia”. Insomma, i medici dicono “che ci stiamo a fare qui, con 5 pazienti?”, e Gallera replica “decidiamo noi, con le scelte strategiche”. Maiuscole a parte, già parlare di scelte strategiche fa un po’ sorridere. L’ospedale costato 25 milioni di contributi privati, che doveva ospitare 600 pazienti, poi 400, poi 200, alla fine ne ha avuti 25. In realtà ci può stare che, nel panico di due mesi fa, si avviasse l’impresa. Qualcuno però dovrebbe ammettere che gli strombazzamenti (“Faremo meglio dei cinesi a Wuhan!”), le conferenze stampa in pompa magna e i proclami si potevano evitare. Ammettere anche che a Bergamo, con una potente miscela di raccolta fondi e volontariato, l’ospedale allestito dall’associazione nazionale alpini ha funzionato molto meglio senza trombe e tamburi. Ma questo, si è visto, è lo stile delle “scelte strategiche” della Regione: confusione, supponenza, opacità, virate di 180 gradi in poche ore, scarsità di mezzi per proteggere il personale, assenza di programmazione. Fa tristezza vedere l’ospedale in Fiera ridotto a un set televisivo, una specie di Cento Vetrine targato Fontana&Gallera. Ci si augura che, se verrà tenuto a impolverarsi, non debba servire più. Ma basterebbe una parola: “Scusateci”.